I timori che la quarta edizione di Design Miami/Basel stentasse a decollare sembrano ormai infondati. Il trasferimento in una nuova sede, in fondo alla strada della fiera principale Art Basel, ha dato buoni frutti, con un significativo aumento del 25% rispetto allo scorso anno. E alcune gallerie hanno venduto molto. Latmosfera era in netto contrasto con lo sconforto di Design Miami, tenutasi appena sei mesi fa e le cui scarse vendite riflettevano i venti gelidi della recessione. Il fondatore di Design Miami, Craig Robins, ha applaudito il trasferimento, il terzo nei quattro anni di vita della fiera. «Ora abbiamo una partnership più stabile con Art Basel», ha detto. «Il pubblico del design si sta ampliando, quindi abbiamo potenzialità di crescita persino in uneconomia in calo». Detto questo, solo quattro gallerie americane hanno fatto il viaggio per ledizione di Basilea 2009 rispetto alle dieci di un anno fa. È recente lannuncio che dal 2012 la fiera farà tappa anche a Seoul nel Design Museum di Zaha Hadid. Il trionfo della fiera è stata la costellazione di designer contemporanei che lavorano in Olanda, molti dei quali formati alla Design Academy di Eindhoven. La stella più recente è Nacho Carbonell, che ha studiato lì ed è uno dei Designers of the Future della fiera, la cui intera collezione «Evolution» 2008-2009, in mostra presso la Galleria Rossana Orlandi di Milano, è stata acquistata da Brad Pitt per 84.000 euro. Pitt ha consolidato la sua reputazione di serio protagonista del design contemporaneo con una sfilza di acquisti della scuola olandese. Aveva inaugurato le sue acquisizioni ancor prima di mettere piede alla mostra comprando per 95.000 euro «Mini Capsule Hotel» dellAtelier Van Lieshout, installato sul prato davanti allingresso dalla Carpenters Workshop Gallery di Londra. I designer olandesi hanno anche attirato lattenzione delloligarca russo Roman Abramovich, che ha acquistato la struttura luminosa «Fragile Future 3.3» per 9.500 euro, lopera interattiva è del duo Drift, Ralph Nauta e Lonneke Gordijn. Se gli olandesi hanno dominato le vendite contemporanee, il perno della fiera è stato offerto dai rivenditori parigini, che hanno esposto il design modernista francese classico. Durante la prima ora, Jacques Lacoste ha venduto un divano e delle poltrone «Ours Polaire» di Jean Royère (1957 circa) a un collezionista americano per 480.000 euro. Tra gli acquirenti del design francese classico cè stato anche il collezionista britannico Frank Cohen, che ha comprato da Patrick Seguin un paio di lampioni in calcestruzzo, disegnati da Le Corbusier per la città indiana di Chandigarh nel 1952-1956, a 22.000 euro ciascuno. Sebbene la fiera abbia dedicato una mostra speciale a Newson, erano pochi gli esempi del suo lavoro esposti dai rivenditori. Anche Ron Arad e Zaha Hadid, due designer assai ricercati negli ultimi anni, erano difficili da reperire e alcuni del settore hanno lamentato la loro assenza. «I designer più importanti non ci sono», ha detto Loïc Bigot della Tools Galerie di Parigi, specializzata in design contemporaneo, che espone a Basilea per la prima volta. Secondo la rivenditrice di Colonia Gabrielle Ammann la recessione è stata particolarmente dura con le gallerie di design contemporaneo perché, a differenza di quelle che si occupano di arte contemporanea o di design classico, queste investono nei costi di produzione e sviluppo. Il successo complessivo delledizione di questanno è stato riassunto dai paragoni lusinghieri con il Salone del Mobile di Milano dellacclamato designer olandese Maarten Baas, la cui installazione dal titolo «Real Time» ha entusiasmato i visitatori. «È assai diverso da Milano, che ha parecchio a che fare con chi è alla moda e chi non lo è. Qui cè molta meno tensione e la gente può vedere la vera qualità».
Articoli recenti
- COP30: per un futuro migliore, dovremo imparare dall’Amazzonia 31 Ottobre 2024
- Alto Adige, quando il benessere del territorio si riflette nella baukultur 30 Ottobre 2024
- Architettura instabile, la performance di Diller Scofidio+Renfro 30 Ottobre 2024
- In-VisIBLe, cultura accessibile a tutti 30 Ottobre 2024
- Venezia: l’Hortus Redemptoris non è più conclusus 30 Ottobre 2024
- Veneto: il patrimonio di ville e giardini valorizzato dal PNRR 30 Ottobre 2024
- L’Archintruso. Il colpo di grazia. (Chi ha ammazzato l’architettura?) 30 Ottobre 2024
- Festa dell’architetto 2024: Italia a due velocità 28 Ottobre 2024
- Vienna Nordwestbahnhof, la città senza qualità 28 Ottobre 2024
- Gres porcellanato effetto marmo: eleganza senza tempo per ogni stile 28 Ottobre 2024
- Alberto Ponis (1933-2024) 26 Ottobre 2024
- L’Archintruso. Il signor C., provetto nuotatore 23 Ottobre 2024
- Chiare, fresche e dolci acque. Urbane 22 Ottobre 2024
- Legge sull’architettura, sarà la volta buona? 22 Ottobre 2024
Tag
Edizione mensile cartacea: 2002-2014. Edizione digitale: dal 2015.
Iscrizione al Tribunale di Torino n. 10213 del 24/09/2020 - ISSN 2284-1369
Fondatore: Carlo Olmo. Direttore: Luca Gibello. Redazione: Cristiana Chiorino, Luigi Bartolomei, Milena Farina, Laura Milan, Arianna Panarella, Michele Roda, Veronica Rodenigo, Ubaldo Spina.
«Il Giornale dell’Architettura» è un marchio registrato e concesso in licenza da Umberto Allemandi & C. S.p.A. all’associazione culturale The Architectural Post; ilgiornaledellarchitettura.com è un Domain Name registrato e concesso in licenza da Umberto Allemandi & C. S.p.A. a The Architectural Post, nuovo editore della testata digitale, derivata e di proprietà di «Il Giornale dell’Architettura» fondato nell’anno 2002 dalla casa editrice Umberto Allemandi & C. S.p.A.
L’archivio storico
CLICCA QUI ed effettua l’accesso per sfogliare tutti i nostri vecchi numeri in PDF.
© 2024 TheArchitecturalPost - Privacy - Informativa Cookies - Developed by Studioata