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Cristina DonatiWritten by: Professione e Formazione

Will Alsop (1947-2018): controverso, iconoclasta e stravagante

Will Alsop (1947-2018): controverso, iconoclasta e stravagante

Il ricordo di uno tra i maggiori protagonisti della scena architettonica britannica

 

Spesso definita controversial dalla stampa inglese, l’architettura di Will Alsop non segue regole e tende all’inquietudine. Iconoclasta e in controtendenza, l’opera di uno tra i più stravaganti protagonisti della scena architettonica contemporanea mette in crisi le convenzioni e destabilizza i rapporti tra espressione e costruzione.

Nonostante amasse la didattica, non ha mai scritto un libro di teoria né reso sistematico il percorso del progetto, ma il suo pensiero rimane lucidamente espresso in alcuni suoi celebri assiomi:

«Per cambiare il mondo, non pensare a nulla» 

«Aver stabilito delle regole ha segnato la morte dell’architettura»

«L’arte non contiene alcuna implicita istruzione su come il senso di una nuova percezione debba essere impiegato»

Le collaborazioni degli anni ’70, con Maxwell Fry e Cedric Price, portano i loro risultati nel 1994 con la realizzazione dell’Hotel du Department des Bouches du Rhone, a Marsiglia, detto anche Le Grand Bleu per la sua dirompente esplosione di colore. L’edificio segna un esordio mediatico a cui faranno seguito progetti come l’iconica Peckham Library, che vince lo Stirling Prize nel 2000, e l’Ontario College di Arte e Design a Toronto, che avvicina l’architettura alla Pop Art e stimola la ricerca di nuove spazialità in ambiti come la musica, la fantascienza, la cinematografia, secondo un’inedita concezione di technology transfer.

Controverse e anticonvenzionali, le opere nascevano da considerazioni non-architettoniche, spesso anti-architettoniche; basti ricordare alcuni nomi di note realizzazioni per capire il senso di questa affermazione: Chips, Cloud, Spiky (patatine, nuvola, aculeo).

D’altro canto, se le superfici sono come tele su cui istallare sculture, trame, luci e colori, la struttura rimane sempre rigorosa, a volte quasi statica. L’elemento primario è la scatola (the box) a cui sottrarre o addizionare volumi, controllati da una potente sintesi strutturale che non associa però l’architettura alle logiche del trasferimento tecnologico industriale, ma rincorre quell’ideale di “Architecture as a necessary Art” che Alsop apprende da Price durante gli anni del suo privilegiato tirocinio, dopo gli studi all’Architectural Association di Londra.

La tecnologia diviene quindi “tecnologia dell’immaginazione”, strumentale al valore ed alla carica umana del progetto. La partecipazione è infatti alla base di una progettazione aperta che si sostanzia in un lungo e paziente lavoro di dialogo con le imprese e, soprattutto, con le comunità. Nella sua ultima monografia Alsop scrive: «Il programma preliminare può essere un nemico che hai bisogno di annientare».

Ricordo lo studio organizzato come un workshop continuo con una grande stanza d’atelier dove Alsop, insieme ai suoi più stretti collaboratori, discutevano e dipingevano quadri di grandi dimensioni dove colori e forme avevano già una scala urbana. Così, arte e tecnologia s’integrano senza inibizioni e limiti di scala: dall’oggetto di design, all’istallazione urbana, dall’architettura privata a quella pubblica, alle infrastrutture per la mobilità, alle visioni urbane di masterplan che dall’Inghilterra, all’America, alla Cina riguardano comunità assai diverse tra loro. Pensiamo agli allestimenti per la Royal Academy, ai progetti che dai piccoli chioschi arrivano all’elaborazione di complesse sequenze urbane come i più recenti quartieri di New Islington a Manchester e di Gao Yang a Shanghai, dove “edifici che non sembrano edifici” si trasformano in landmark per la rigenerazione di aree depresse. Molti i grandi successi che si sono succeduti nel tempo insieme a qualche dolorosa sconfitta, come i concorsi vinti e mai realizzati per il Teatro dell’Opera di Cardiff e “The Fourth Grace” per il litorale di Liverpool.

La personale rivisitazione dello strumento tecnologico; la versatilità di approccio, dalla scala del design a quella della città; il lavoro in un contesto cosmopolita; l’ironia iconoclasta della composizione sono alcune irrisolte dicotomie di un’opera né anti né post moderna, ma semplicemente inimitabile. Architettura dell’immaginazione in cui è forse l’arte l’unica chiave di lettura? Ricordo di averlo chiesto ad Alsop, che così rispose: «L’architettura è costruzione più “qualcosa” ma, con il passare degli anni, non voglio più spiegare cosa è quel “qualcosa” – lo sciuperebbe».

Sei progetti per ricordare Will Alsop


Hotel du Departement des Bouches-du-Rhône (Marsiglia, Francia)

Conosciuto con lo pseudonimo di Grand Bleu, la sede della Regione del Bouches-du-Rhône sancisce la stagione dei riconoscimenti internazionali. Dopo quasi dieci anni di collaborazione con Jan Störmer, Alsop dimostra la professionalità di gestire una grande opera pubblica e di trasformarla in un landmarkCostruito in 26 mesi e con risorse limitate, l’edificio consiste in due blocchi paralleli a base rettangolare affacciati su di un atrio dalla spazialità imponente ma non intimidatoria: la lunghezza è quella del colonnato degli Uffizi di Firenze, la volumetria è un omaggio all’Unité d’Habitation di Le Corbusier. La soluzione risiede nell’effetto scenografico degli innovativi pilastri ad X in acciaio bianco che contrastano con il blu intenso degli esterni. La morfologia dei pilastri non è però solo l’espressione di un raffinato design ma la soluzione per rastremare la griglia strutturale dai 10,80 metri dell’impalcato primario ai 5,4 metri della partizione secondaria degli uffici ai piani superiori.

Committente: Comune di Marsiglia

Progetto: Alsop & Störmer

Ingegneria strutturale: Ove Arup & Partners

Realizzazione: 1994

Dimensioni: 44.500 mq

Premi:

1997 RIBA Worldwide Projects Award

1997 RIBA Civic & Community Architecture Award

1995 Palmares Award for Architecture


Peckham Library (Londra)

È la sua prima significativa opera londinese: un polo culturale nel quartiere degradato di Southwark, grazie ad un intervento di community architecture che reinterpreta il ruolo della biblioteca come edificio civico ma soprattutto democratico, dinamico ed interattivo. La progettazione viene condotta attraverso un dialogo continuo e partecipato con i residenti, la maggior parte di origini afro-caraibiche. Abbandonati gli schemi tipologici istituzionali, la biblioteca si trasforma in un edificio a forma di L rovesciata e protesa verso una piazza pubblica, su cui si affaccia uno scintillante prospetto vetrato e snelli pilastrini in acciaio che sembrano precariamente sorreggere il peso del volume sovrastante. La tradizione lascia il posto all’ironia e allo stupore irriverente dell’interno, dove fantastici “pods” sopraelevati contengono una sala conferenza, un polo didattico per l’infanzia ed un centro studi afro-caraibici.

Committente: Southwark Education and Leisure Departement, Londra

Progetto: Alsop & Störmer

Ingegneria strutturale: Adams Kara Taylor Engineers, Londra

Realizzazione: 1999

Dimensioni: 2.300 mq

Premi:

2001 AIA London Chapter Design Award for Best Building

2001 Civic Trust Award

2001 BCIA Award

2000 RIBA Stirling Prize — Building of the Year


Ontario College of Art & Design (Toronto, Canada)

OCAD rompe in modo assolutamente idiosincratico con l’intorno ma, al tempo stesso, riesce ad essere catalizzatore di rinnovamento del conteso urbano e culturale di Toronto. Una controversa pelle a pixel bianco-neri riveste uniformemente un parallelepipedo sollevato di 26 metri da terra da 12 pilastrini in acciaio multicolori.

Committente: Ontario College of Art & Design – OCAD

Progetto: SMC Alsop

Ingegneria strutturale: Carruthers & Wallace Ltd.

Realizzazione: 2004

Dimensioni: 25.730 mq

Premi:

2005 Toronto Architecture and Urban Design Award

2004 DX Design Effectiveness Award

2004 RIBA Worldwide Projects Award


The Public (West Bromwich, Regno Unito)

The Public, ovvero The Public Artè, ancora una volta, una sfida che affronta la progettazione di un centro per l’arte contemporanea come motore di rigenerazione urbana e sociale di quartieri depressi come quello dell’immigrazione industriale di West Bromwich, a nord di Birmingham. Arte e architettura si uniscono in una missione salvifica per stimolare nuove forme d’interazione tra gli artisti e la comunità locale. L’edificio consiste in un parallelepipedo di cinque piani (113x21x22 m), rivestito da una pelle nera bucata da geometrie fluide dai contorni color rosa fragola che in Inghilterra ricordano le colorate caramelle gommose tipo “jelly beans”.

Committente: Jubilee Arts/ The Public Building Limited/ Sandwell Metropolitan Borough Council

Progetto: SMC Alsop

Ingegneria strutturale: Adams Kara Taylor

Realizzazione: 2008

Dimensioni: 52.206 mq


Chips (Manchester, Regno Unito)

Stravagante, imponente e sfrontata, Chips è la prima di un gruppo di unità abitative che caratterizzano il masterplan di Alsop per l’intera area di New Islington. L’architettura s’inserisce in una visione urbanistica che propone un intenso landscaping, modellato intorno ad un nuovo canale artificiale su cui si affacciano una sequenza di fantasiose stecche residenziali che rielaborano l’architettura del warehouse industriale, tradizionale tipologia della città. Come affermava Alsop, Chips deve il suo nome alla sovrapposizione di tre grosse patatine fritte, (anch’esse tipiche della gastronomia locale). L’edificio consiste in tre corpi di fabbrica (100×14 m) sfalsati in modo irregolare per creare due aggetti di 9 m alle estremità. Il complesso di 9 piani ospita studio e workshop al piano terra e 142 appartamenti.

Committente: Urban Splash Ltd

Progetto: Alsop Architects

Ingegneria strutturale: Martin Stockley Associates

Realizzazione: 2009

Dimensioni: 16.200 mq


Gao Yang (Shanghai, Cina)

L’intervento riguarda la rigenerazione di uno straordinario waterfrontnel centro di Shanghai a nord del famoso quartiere Bund, che si snoda lungo il fiume Huangpu e la Daming Road. Il masterplan di quest’area, conosciuta come Gao Yang, prevede la realizzazione di un nuovo terminal crociere internazionale, sette blocchi per uffici, un ipermercato, un hotel, un complesso residenziale ed un centro espositivo che costituisca una nuova centralità urbana.

 

 

 

Committente: Shanghai Port International Cruise Terminal Development Co.

Progetto: SMC Alsop

Dimensioni lotto: 68.000 mq

Autore

  • Cristina Donati

    Prima collaboratrice poi redattrice della testata online fin dagli esordi nel 2014. Prematuramente scomparsa nel 2021. Studia architettura a Firenze dove consegue un Dottorato di ricerca in storia dell’architettura. Dopo la laurea si trasferisce a Oxford dove collabora con studi professionali, si occupa di editoria e cura mostre per Istituti di cultura a Londra. Ha svolto attività didattica per la Kent State University (USA) con il corso di Theories of Architetcure. Scrive per numerose riviste internazionali e svolge attività di ricerca sull’architettura contemporanea e i suoi protagonisti. Dirige la collana editoriale «Single» sul progetto contemporaneo per la Casa Editrice Altralinea. E' autrice di saggi e monografie tra cui: «Michael Hopkins» (Skira, 2006); «L’innovazione tecnologica dalla ricerca alla realizzazione» (Electa, 2008); «RSH+P, Compact City» (Electa, 2014); «Holistic Bank Design» (Altralinea, 2015).

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Last modified: 16 Maggio 2018