VENEZIA. La mostra «æctivators. Locally active architecture» presenta un riuscito esperimento di riqualificazione urbana partecipata a costo zero condotto da due giovani progettisti ungheresi nella piccola città di Eger, famosa tra l’altro per la sua antica università e per la casa dello scrittore Geza Gardony, accanto alla quale, negli anni ottanta, è stato realizzato un edificio senza alcuna qualità architettonica e ormai in pessime condizioni. È su questo manufatto che hanno puntato gli occhi i due architetti in cerca di un locale in cui allestire il proprio studio, chiedendo al Comune la possibilità di usarlo in cambio di una riqualificazione. Senza risorse economiche e senza committenti Gábor Fábián e Dénes Fajcsák hanno fatto diventare la trasformazione del manufatto un’attività sociale che in due anni ha dato vita a una “casa del quartiere” amata e frequentata, in cui è possibile organizzare mostre, assemblee o anche solo bere del buon vino ungherese nell’enoteca che vi si è installata.
Nel padiglione si può esplorare l’evoluzione che ha portato alla grande fotografia circondata da panche gialle, dove ci si può sdraiare e intuire in parte la conviviale atmosfera che caratterizza oggi l’edificio. Sulle pareti sono indicate le numerose persone che hanno contributo a titolo gratuito, oltre a fotografie e testi relativi alle diverse fasi. Se si ha tempo vale la pena sedersi alla tavola rotonda gialla per seguire i video con le testimonianze di chi, tra sponsor privati, collaboratori civili, studenti dell’istituto tecnico professionale e detenuti del carcere di zona, hanno trovato in questo progetto la possibilità di giocare un ruolo attivo nella trasformazione positiva della propria città e della propria vita.
Commissario: Júlia Fabényi Curatori: Gábor Fábián, Dénes Fajcsák Espositore: Arkt Sede: Giardini
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allestimenti , biennale venezia 2016 , reporting from the front , venezia
Last modified: 28 Maggio 2016