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Lorenzo FecchioWritten by: Reviews

Pietro da Cortona, del Barocco ingegno

Pietro da Cortona, del Barocco ingegno

L’inedita collezione di disegni di architettura è il nucleo principale della mostra su Pietro Berrettini al MAEC

 

CORTONA (AREZZO). Quale luogo migliore per celebrare il grande artista e architetto barocco Pietro Berrettini, noto al grande pubblico come Pietro da Cortona? Nelle sale del Museo dell’Accademia Etrusca e della Città di Cortona (MAEC), all’interno di Palazzo Casali, ha preso vita la mostraDel Barocco Ingegno, Pietro Da Cortona e i disegni di architettura del Seicento e Settecento della Collezione Gnerucci”, curata da Sebastiano Roberto, con la partecipazione di Mario Bevilacqua e Massimo Moretti.

Il nucleo principale è rappresentato dall’inedita collezione di disegni di architettura sei e settecenteschi appartenuta al noto bibliofilo e collezionista di antichità cortonese Paolo Gnerucci. È stata un’occasione importante per riordinare e studiare per la prima volta questo straordinario nucleo grafico, contenente numerosi disegni autografi di Pietro, e metterlo in relazione con opere provenienti da istituzioni di grande rilevanza.

 

Prima della mostra, un viaggio nel territorio

Tuttavia, prima d’incontrare Pietro da Cortona e i disegni della collezione Gnerucci, i visitatori devono attraversare una ventina di sale, intraprendendo un appassionante viaggio nella storia del territorio cortonese, dall’età del ferro agli insediamenti etruschi, dalla città romana agli sviluppi medievali. La mostra inizia soltanto al secondo piano di Palazzo Casali. Il percorso si sviluppa in quattro sale del museo, in costante dialogo con la collezione permanente. Le opere esposte compongono una stratificata narrazione in tre capitoli, che intende esplorare la carriera di Pietro Berrettini e la peculiarità di un luogo di frontiera come Cortona, ai confini estremi del Granducato di Toscana e a stretto contatto con lo Stato Pontificio.

 

Pietro Da Cortona in quattro sale

Nella prima tappa i visitatori incontrano la Cortona di fine Cinquecento e inizio Seicento, quando Pietro Berrettini, appartenente a una famiglia di scalpellini e capomastri della città, si stava affacciando al mondo dell’arte e dell’architettura. Tra i protagonisti di questo racconto, spiccano Filippo Berrettini, cugino di Pietro e progettista dell’edificio che oggi ospita il MAEC, e Bernardino Radi, conosciuto soprattutto per due volumi di ornamenti architettonici, pubblicati a Roma tra il 1619 e il 1625.

La seconda tappa della mostra è invece incentrata sulla figura di Pietro da Cortona. Le opere esposte, oltre a testimoniare l’attività pittorica di Pietro, cercano di esplorare gli intensi studi sulle antichità romane e l’evoluzione della sua architettura. Il confronto con l’opera di Radi e del cugino Filippo mostra la capacità di Pietro di allontanarsi dalle consuetudini architettoniche locali e di sviluppare un linguaggio originale. Una ventina di disegni di altissima qualità, provenienti dal Gabinetto dei disegni e delle stampe degli Uffizi e dalla collezione Gnerucci, permettono d’immergersi nella bottega di Pietro e di assistere, a distanza di oltre trecento anni, al processo ideativo di alcune delle più celebri architetture barocche, come le chiese di Santa Maria della Pace e dei Santi Luca e Martina a Roma e i progetti, mai realizzati, per Palazzo Pitti a Firenze. Concludono la sezione una coppia di plastici in legno che mostrano ricostruzioni “virtuali” di due importanti progetti architettonici rimasti sulla carta: il palazzo-fontana per la famiglia Chigi in Piazza Colonna a Roma (1659) e il completamento del Louvre, che avrebbe dovuto diventare la residenza parigina del Re Sole (1664).

L’ultima sezione della mostra è dedicata all’eredità lasciata da Pietro Berrettini alla città di Cortona: un gruppo di disegni settecenteschi relativi ad altari, reliquiari ed apparati sacri per chiese cortonesi mostra l’influsso del barocco romano nel Granducato di Toscana. Nell’ultima sala, i disegni di Alessandro Galilei e Marcus Tuscher della collezione Gnerucci testimoniano gli sviluppi dell’architettura a Cortona nel corso del Settecento, sullo sfondo della nascita dell’Accademia Etrusca (1727).

 

Un richiamo sull’accessibilità

Nonostante l’allestimento sia realizzato con una relativa economia di mezzi e con il dichiarato intento di non “turbare l’aspetto del museo”, l’esposizione delle opere è molto curata e ben s’integra con la collezione permanente. La mostra ha inoltre il grande pregio di portare i turisti e gli appassionati di arte e architettura sul territorio, avvicinandoli a realtà museali “minori”.

Tuttavia, queste iniziative, affinché siano effettivamente sostenibili, devono essere supportate da servizi di trasporto tali da rendere questi luoghi accessibili, non soltanto a chi possiede un’automobile. La nostra passeggiata dalla stazione di Camucia al MAEC è stata senz’altro un’esperienza da ricordare, sia per il meraviglioso paesaggio che circonda Cortona, che per il rischio di un colpo di calore sul bordo strada della provinciale 34.

Il problema dell’accessibilità e della sostenibilità non tocca soltanto Cortona, ma molte altre realtà simili in tutta Italia, e dipende soprattutto dalle decisioni delle municipalità, delle regioni e del governo. La speranza è che tali iniziative possano spingere le politiche pubbliche a comprendere le potenzialità di luoghi come Cortona, creando una rete che, come ci insegna la mostra del MAEC, era estremamente viva ai tempi di Pietro, ma che ora sta lentamente morendo.

 

Immagine di copertina: Sala dei Mappamondi, sezione della mostra dedicata a Pietro da Cortona. In primo piano un plastico moderno della chiesa dei SS. Luca e Martina e sulla sinistra uno dei disegni autografi di Pietro da Cortona, appartenente alla collezione Gnerucci

 

 

Del Barocco Ingegno, Pietro Da Cortona e i disegni di architettura del Seicento e Settecento della Collezione Gnerucci

18 giugno – 18 settembre 2022
A cura di Sebastiano Roberto, con la partecipazione di Mario Bevilacqua e Massimo Moretti
cortonamaec.org/it/del-barocco-ingegno-2

 

Autore

  • Lorenzo Fecchio

    Laureato in Architettura presso l'Università di Firenze, è dottorando in Architettura, storia e progetto presso il Politecnico di Torino. Svolge ricerche nell’ambito della storia dell’architettura in età moderna

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Last modified: 25 Luglio 2022