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Ubaldo SpinaWritten by: Design

RE.DA: quella cucina sembra vera, ma è di cartone!

RE.DA: quella cucina sembra vera, ma è di cartone!

Viaggio tra le startup: RE.DA rivoluziona l’home staging grazie ad arredamenti realistici in cartone stampato ad alta definizione

 

Esistono idee che non passano inosservate. Ed esistono idee che, volutamente, aspirano a camuffarsi, a simulare una presenza senza dichiarare la propria sostanza. Nella nostra costante ricerca di startup innovative impegnate nel vastissimo mondo dei prodotti e servizi di design non ci siamo mai imbattuti in un progetto simile, dove il prodotto non aspira ad essere funzionale, né a stabilire un contatto reale e duraturo con il suo acquirente.

Partiamo dagli esordi. L’idea nasce dall’incontro tra Fabiano Gollo (nella foto di copertina), da due generazioni immerso nel “cartone” grazie allo scatolificio di famiglia, ed Elisabetta Rossi, home stager professionista e formatrice per l’home staging. Gollo, a 23 anni, dopo alcune esperienze nel mondo degli eventi, comincia a lavorare nell’azienda di famiglia sviluppando una sezione dedicata alle lavorazioni digitali e lanciando un appello ad architetti, designer ed artisti affinché le utilizzino. Come in un set cinematografico, la svolta arriva casualmente quando una ragazza (Elisabetta Rossi) si affaccia per chiedere un foglio di cartone da utilizzare per una cucina. Desidera simulare gli ingombri degli arredi negli ambienti vuoti, si occupa di home staging e utilizza moduli di cartone bianchi. Gollo, poco tempo dopo, affermerà: «L’idea è nata lì, ho pensato alla leggerezza e alla versatilità del cartone, all’alta definizione resa possibile dalla stampa digitale. Ho pensato a quanto fosse difficile e costoso, per un home stager, arredare dal principio un immobile vuoto e sgomberarlo pochi mesi dopo, a quanto fossero voluminosi gli arredi in commercio».

Nasce così RE.DA, startup che stampa cucine in cartone identiche a quelle vere con l’obiettivo di semplificare l’home staging, combinando la leggerezza e la versatilità del cartone per abbattere i costi, azzerare i tempi e snellire la logistica legata all’arredare casa temporaneamente. Valorizzare un immobile prima di venderlo, confermano molti studi, riduce il tempo di permanenza sul mercato del 70% ed azzera la trattativa. Questo è l’effetto dell’home staging, in italiano “valorizzazione immobiliare”, disciplina nata in America oltre 50 anni fa che si occupa di presentare al meglio gli immobili in vendita per mostrare all’acquirente tutto il potenziale della casa tramite l’utilizzo di arredamento temporaneo, elementi di de-sign e fotografie professionali.

Proviamo ad analizzare alcuni aspetti innovativi del servizio. Innanzitutto la consultazione dei lead user, gli operatori del settore come home stager, agenti immobiliari, investitori e costruttori. In altre parole coloro che avrebbero potuto bocciare la strategia complessiva, ma che invece si sono rivelati determinanti per perfezionare il prodotto, accedendo anche a forme d’incentivazione come la possibilità di prenotare le prime realizzazioni a costi molto ridotti. Secondo punto: i costi. Non è difficile immaginare quanto importante possa essere l’abbattimento rispetto all’uso di arredamento tradizionale. In RE.DA si dichiara che possa raggiungere l’80%. Terzo aspetto chiave: i tempi e la logistica; moduli leggeri che si montano in pochi minuti tramite semplici incastri (sistema di assemblaggio brevettato denominato “Rapido”) e si trasportano facilmente (con la benedizione degli installatori e di chi vive con la costante paura di subire patologie da movimentazione carichi).

Il futuro di questo progetto è tutto nella sua evoluzione. Certo, è elevato il rischio di vedere nascere iniziative imprenditoriali analoghe (magari anch’esse camuffate). Il mercato immobiliare è ancora tutto da esplorare, ma le applicazioni potrebbero essere anche ulteriori, ad esempio come scenografie per fotografi e per video o anche per temporary shop. E il passaggio dalle cucine, da sempre la componente più onerosa e complessa da gestire, ai bagni, camere, living e complementi d’arredo non è poi così difficile. RE.DA a fine marzo 2019 ha raggiunto il 50% della raccolta di preordini ed è stata invitata a presentare il proprio modello alla conferenza degli home stager professionisti in Germania. Ha avviato inoltre una collaborazione con Bertazzoni Spa, azienda leader in Italia per la produzione di cucine, forni e piani cottura di design d’alta gamma.

RE.DA è una dimostrazione di come il vero Made in Italy sia fatto anche di trasformazioni aziendali e di come il design, nelle sue potenzialità strategiche, possa generare in seno ad uno scatolificio un’impresa creativa impegnata in un business difficilmente immaginabile fino a pochi anni fa.

Autore

  • Ubaldo Spina

    Ricercatore, Industrial Designer e BDM presso CETMA (www.cetma.it), dove lavora occupandosi di progetti di ricerca sul design e servizi di design e innovation management. Consulente di startup, PMI e Grandi Imprese, con focus sulla gestione dei processi di sviluppo di nuovi prodotti e fornitura di servizi avanzati di progettazione concettuale e strategica, ingegneria, prototipazione e protezione IP. Esperto europeo nella ricerca di "Tecnologie emergenti per il design" e membro dello Steering Board del progetto WORTH, il più grande incubatore europeo finanziato all’interno del programma COSME per la creazione e il supporto di collaborazioni transnazionali tra designer, PMI e technology provider, è membro della Commissione "Ricerca per l'impresa" dell'ADI - Associazione per il Disegno Industriale. Per conto del Joint Research Center della Commissione Europea, ha co-curato il rapporto "Innovation Ecosystems in the Creative Sector: The Case of Additive Manufacturing and Advanced Materials for Design". Il suo gruppo di lavoro ha ricevuto diversi premi ADI Design Index, nel 2011 e nel 2016 le Menzioni d'Onore Compasso d'Oro ADI. Docente nell'ambito delle attività didattiche magistrali de “Il Sole 24 Ore”, coordina la pagina Design de “Il Giornale dell'Architettura” e le rubriche giornalistiche “SOS Design” (Design for Emergencies), “Design&Startup” e “Professione Designer”.

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Last modified: 25 Marzo 2019