A seguito dei recenti fatti di cronaca, report da un’area nevralgica, dove i sei ponti sul Po non godono di buona salute (e le risorse sono sempre più scarse)
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PAVIA. I recenti fatti di cronaca che hanno riguardato il crollo di viadotti e cavalcavia, ultimo in ordine di tempo quello della tangenziale di Fossano che solo per caso non si è trasformato in tragedia, hanno riaperto il dibattito riguardo alla sicurezza delle infrastrutture italiane. Avvenimenti che, a causa di esecuzioni tutt’altro che a regola d’arte e mancanza di manutenzione, stanno minando la reputazione di un settore ingegneristico nel quale siamo sempre stati all’avanguardia.
La situazione è particolarmente critica in Provincia di Pavia, dove la marcia dei sindaci sulla Becca di qualche settimana fa per chiedere un nuovo ponte rappresenta soltanto la punta dell’iceberg. Nel territorio sono presenti sei ponti sul Po, due dei quali (Gerola-Cornale e Becca) sono già stati classificati anni fa da Alberto Ceriani (Éupolis Lombardia, 2013) come “strutture con evidenti segni di fatiscenza” nel dossier I ponti sul Po: un collegamento fondamentale. Entrambi i ponti, ormai ultracentenari, sono chiusi da tempo al traffico pesante con importanti ricadute economiche sui territori coinvolti. Quello della Gerola, a fine 2016 è stato anche chiuso diverse settimane a causa di guai a ben due piloni, mentre su quello di Bressana (che è anche ferroviario sulla linea Milano-Genova), i tecnici di RFI a fine 2016 hanno rilevato “gravi degradi strutturali, con il conseguente pericolo di collassi locali o globali che interessano sia la statale dei Giovi sia la sottostante linea ferroviaria”. Importanti danni sono stati riscontrati anche sul ponte di Pieve Porto Morone, che “risulta esposto al pericolo di collasso locale e totale”. Leggermente meglio, nonostante degradi non indifferenti, sono invece le condizioni dei ponti di Spessa e Pieve del Cairo.
Soprattutto il ponte della Becca (nella foto di copertina, © Sergio & Gabriella), situato alla confluenza tra Po e Ticino e caratterizzato dalla struttura in acciaio con pareti reticolari, è particolarmente malconcio. Nel 2010, il cedimento di un giunto ha cominciato a mandare segnali poco confortanti confermati poi, nel marzo del 2011 con il crollo del pilone 9 durante una piena. Il collasso dell’intera struttura fu evitato solo grazie a delle “stampelle” installate appena per tempo. Da allora ad oggi i lavori di manutenzione, che hanno superato i dieci milioni, sono stati gestiti dal noto ingegnere pavese Gian Michele Calvi, presidente di Eucenter ed ex componente della Commissione nazionale grandi rischi, nonché personaggio ancora al centro di vicende giudiziarie riguardanti la ricostruzione post-sisma all’Aquila. Calvi sta, nel contempo, elaborando lo studio di fattibilità per il nuovo ponte che prevede diverse possibili alternative come base per la progettazione preliminare (finanziata dalla Regione) e quella definitiva. La soluzione ideale, presentata tra le altre da Calvi lo scorso febbraio, riguarda una struttura sospesa a campata unica di circa un chilometro. Una struttura, declinabile in più varianti (dal sospeso classico allo strallato) con pile laterali alte più di 100 metri, che vuole rispettare il contesto ambientale ma anche essere attrattiva dal punto di vista turistico. La nuova struttura verrebbe costruita a monte di quella attuale, che diventerebbe a sua volta pedonale.
Dal punto di vista viabilistico, il PGT del Comune di Pavia prevedrebbe la costruzione del nuovo ponte di pari passo con il completamento del sistema di tangenziali (l’arco Sud mancante): soluzione che darebbe una nuova dimensione alla viabilità di tutta la zona. I costi finali dell’opera si aggirerebbero tra i 50 e gli 80 milioni, con la sola Regione Lombardia che al momento parteciperebbe economicamente alla realizzazione per una quota pari a circa 20 milioni, nonostante non l’abbia inserita nel recente PRMT. Chi metterebbe il resto dei soldi non è dato saperlo: gli enti locali non hanno fondi, per il governo non è una priorità nazionale e Anas scarica la competenza sull’Area vasta (ex Provincia).
Ad oggi servirebbero 26 milioni soltanto per mettere in sicurezza i ponti più danneggiati, compresi alcuni minori: 2,4 per la Becca, 1 per Bressana, 4,2 per la Gerola che ha già un progetto approvato, 5,5 per Pieve Porto Morone, 2,5 per Spessa ed altrettanti per Pieve del Cairo. L’unica situazione in controtendenza è il nuovo ponte sul Ticino, attualmente in fase di realizzazione al costo di 55 milioni, a Vigevano.
Il rapporto sullo stato dei ponti redatto alcuni mesi fa dall’Ufficio tecnico provinciale ha sentenziato che sono otto i ponti in Provincia di Pavia a rischio collasso e, con gli investimenti scesi del 96% tra 2007 e 2015, non c’è modo di capire come la situazione possa migliorare. Il recente protocollo d’intesa firmato tra Regione e Unione province lombarde, che stabilisce il passaggio della gestione di buona parte della rete stradale provinciale a Regione e Anas, potrebbe cambiare le carte in tavola. Anche se sono tutti da verificare i risvolti che riguarderanno le singole province lombarde.
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Notizie dal web
http://www.ilgiorno.it/pavia/politica/pavia-centinaio-ponti-sul-po-vera-emergenza-1.2553796
https://www.pressreader.com/italy/corriere-della-sera-milano/20160120/281706908689411
www.eupolis.regione.lombardia.it/shared/ccurl/75/373/Ceriani.pdf
http://www.ilgiorno.it/pavia/cronaca/ponte-pieve-porto-morone-1.2642292