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Paolo CeccarelliWritten by: Forum

Da Gaza a… Scampia: no ai progetti calati dall’alto

Riceviamo e pubblichiamo una lettera dell’ex rettore IUAV a proposito dell’impegno dell’ateneo di Venezia nella ricostruzione della Striscia

 

Come riportato a margine dell’articolo di Michela Morgante sulla ricostruzione in Ucraina, che accenna all’impegno dell’Università IUAV per la ricostruzione della Striscia di Gaza, non voglio entrare più nel merito di una vicenda che mi sembra sia opportuno dimenticare il più presto possibile per gli insegnamenti negativi che offre a livello scientifico, culturale ed educativo, e non contribuisce minimamente a dare un contributo positivo alla soluzione dei complicati e drammatici problemi che oggi dividono israeliani e palestinesi.

Il 22 luglio c’è stato in Italia un grave esempio di cosa possa significare sostituire a progetti seriamente fondati e adeguatamente realizzati, con piena partecipazione di quanti ne sono coinvolti, fantasie formali e avveniristiche soluzioni architettoniche. A Napoli, sono crollati alcuni ballatoi della Vela celeste di Scampia, uccidendo e ferendo varie persone e lasciando senza riparo centinaia di abitanti.

A fine anni sessanta – inizio settanta del secolo scorso il progetto delle Vele di Scampia, che s’ispirava a idee di Le Courbusier venne salutato come soluzione ideale, aperta al futuro per i problemi drammatici di un pezzo di periferie napoletane. Come altri progetti simili tutto si centrò sulla forma, la genialità dei progettisti, l’importanza di idee nuove e forti per risolvere problemi complicati accumulatisi nel tempo. Non venne consultato seriamente nessuno degli abitanti che si sarebbero dovuti trasferire dai quartieri depressi e in permanente conflitto, verso il nuovo paradiso; non si cercò d’integrare seriamente l’intervento fisico con politiche sociali, culturali, ricreative adeguate ai bisogni della comunità. Tutti sembrarono contenti ma, di lì a poco, cominciò un calvario che portò da un lato alla progressiva distruzione delle Vele, all’aumento del degrado e della criminalità a Scampia e, per fortuna un poco alla volta, alla reazione delle associazioni dei gruppi di lavoro, delle cooperative, degli abitanti per prendere direttamente in mano il proprio futuro e quello dei loro figli.

Le proposte che circolano oggi sul futuro di Gaza e dei suoi vari insediamenti, mi ricordano purtroppo la pagina tristissima del grande progetto architettonico per le periferie napoletane. Lo stesso tipo di semplificazione di comodo dei problemi, la stessa protervia intellettuale di alcuni tecnici che pretendono di saper risolvere problemi che richiedono un lavoro molto lungo, fatto sul campo, con i diretti interessati e che proprio per questo è molto difficile e contraddittorio, ma è anche l’unico che porta a risultati duraturi.

Credo che se rileggessimo con più attenzione ed umiltà gli errori commessi negli scorsi decenni in molte città italiane (non sto a citare Venezia che da sola suggerirebbe di essere più cauti), forse eviteremmo di fare dichiarazioni ingenue e prive di buon senso e concretezza, tanto per darci delle arie.

Autore

  • Paolo Ceccarelli

    Docente emerito di Urbanistica, cattedra UNESCO in Pianificazione urbana e territoriale per lo sviluppo locale sostenibile e presidente della Commissione scientifica del Centre for Sustainable Heritage Conservation, SHeC, fondato da 11 cattedre UNESCO italiane. E’ stato rettore dell’Università IUAV e preside della Facoltà di Architettura di Ferrara. Ha insegnato negli Stati Uniti, Giappone, Cina. Ha elaborato piani di città storiche italiane come Lucca, Perugia e Vicenza e in altre regioni del mondo (Addis Abeba, Montevideo). Ha lavorato a lungo in Palestina al masterplan della città di Gerico

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Last modified: 26 Luglio 2024