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Written by: Design

SOS design

Per la cura di Ubaldo Spina, il Giornale dell’Architettura invita studenti, designer e architetti a segnalare progetti ideati per la prevenzione dei rischi e la protezione di uomini e comunità colpiti da catastrofi

 

Nel Nuovo Testamento il consiglio era fin troppo chiaro: “Sappiate bene questo: se il padrone di casa sapesse a che ora viene il ladro, non si lascerebbe scassinare la casa”. Nel Corano si parla spesso di scenari apocalittici, dando per altamente probabile l’effettivo manifestarsi degli eventi con frasi del tipo “quando avverrà ciò che deve avvenire, il cui avvento nessuno può smentire…”. L’evangelista Luca, come del resto Maometto o chi lancia profezie in genere, dichiarano da sempre l’impossibilità dell’uomo di prevedere eventi più grandi di lui, capaci di causare piccoli disagi o di cambiare drasticamente la vita in caso di sopravvivenza. Nel secondo caso parliamo, quindi, di situazioni che mettono a rischio l’incolumità dell’uomo o di catastrofi le cui cause possono essere ricondotte sia all’azione antropica che a forme di ribellione della natura intesa come ecosistema globalmente interconnesso nelle mutazioni e negli effetti.

Direttamente o indirettamente, ognuno di noi rivede immagini di dolore sparso qua e là. C’è chi vede in questa concatenazione di eventi uno stato con il quale, probabilmente, bisognerà convivere e al quale, che piaccia o no, bisognerà adattarsi. A peggiorare il tutto contribuiscono, inoltre, l’inarrestabile condivisione sul web di video e testimonianze di drammi collettivi e la sempre maggiore consapevolezza che non vi siano più angoli del Pianeta immuni da potenziali devastazioni.

Se quindi i ladri di vita dovessero ripresentarsi o se ciò che deve avvenire avverrà, ci siamo chiesti quale potrebbe essere il ruolo del design nell’aiutare l’uomo al superamento immediato di una situazione di crisi. Il design per l’emergenza non ha ancora un suo posto riconosciuto nel mondo (almeno a livello formativo), nessuno lo ha mai ufficialmente classificato fatto salvo per qualche concorso nato sulla scia emotiva di eventi di attualità (cfr. ad esempio l’European Social Innovation Competition, dedicato nel 2017 al tema dei migranti e dei rifugiati).

ADI, nelle categorie tematiche per la partecipazione al Design Index, riconosce l’esistenza di un design sociale, di un design per la persona e di un design per il lavoro. Tre ambiti che da soli viaggiano verso obiettivi ben precisi (coinvolgimento sociale, benessere e intrattenimento, attrezzature per il quotidiano svolgimento di mansioni), ma che fusi in uno scenario di progettazione mirata alla sicurezza dell’uomo potrebbero contenere migliaia di prodotti e servizi.

Rispondendo a un’intervista-inchiesta pubblicata nel 2013 su LaStampa.it, Raimonda Riccini (presidente dell’Associazione italiana degli storici del design) parlava di un design per l’emergenza “in grado di predisporre oggetti, servizi e sistemi di comunicazione in tutti i casi in cui le persone o l’ambiente siano sottoposti a rischio. Pronto per reagire all’evento catastrofico, ma anche per intervenire nelle situazioni di crisi “endemiche”, come la questione energetica o la mancanza di acqua potabile in molte aree del mondo”. Jukka Savolainen (direttore del Design Museum di Helsinki) focalizzava invece il discorso sull’importanza del dialogo tra architettura e design per produrre grandi soluzioni per affrontare un generico disastro. Tra le sue dichiarazioni vale la pena citare che “poiché le basi per gli aiuti in caso di disastro si fondano sull’accessibilità, il low cost e la funzionalità, quando architetti e designer lavorano insieme, possono essere trovate delle soluzioni buone e complete”.

 

Ai nostri lettori chiediamo di segnalare, secondo le modalità riportate in calce, mini architetture, prodotti e servizi altamente innovativi che, a loro avviso, potranno divenire in futuro assistenti attivi e passivi nelle aree di crisi, elementi indispensabili per salvare l’uomo e accompagnarlo verso un ritorno alla normalità. La redazione selezionerà i progetti più interessanti per farne una rubrica aperta e consultabile.

Non ci resta che augurarvi buon lavoro. E lo facciamo con le parole di Ashleigh Brilliant, fumettista e filosofo americano che ha speso la sua vita a realizzare Pot-Shots, illustrazioni corredate da massime concentrate in meno di 17 parole: There’s only one thing more beautyful than a beautiful dream, and that’s a beautiful reality (immagine di copertina).

 

Le segnalazioni dovranno essere organizzate in una scheda contenente le seguenti informazioni e 5 immagini in formato jpg a corredo: Titolo – Sottotitolo – Descrizione: cosa fa, quale problema risolve, perché contribuirà in maniera determinante in uno stato di emergenza (max 1.000 caratteri) – Anno di sviluppo / realizzazione del progetto – Stato del progetto: concept / prototipo / prodotto in sperimentazione / prodotto commercializzato. Inviare le schede a Ubaldo Spina (referente per la sezione Design del Comitato di redazione) al seguente indirizzo email: spina@ilgiornaledellarchitettura.com

 

 

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Last modified: 11 Gennaio 2022