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Marco RagoneseWritten by: Città e Territorio

Ritratti di città. Gorizia traguarda il 2025

BaglivoNegriniArchitetti Gorizia
L’esito di un concorso di ricucitura urbana sul confine, vinto da BaglivoNegriniArchitetti, dovrebbe finalmente garantire alla Berlino italiana e alla gemella slovena Nova Gorica, Capitali europee della cultura 2025, un cambiamento di passo atteso dal 2004

 

Quando, nell’ultimo discorso di fine anno, il presidente della repubblica Sergio Mattarella ha fatto i complimenti ai goriziani, gli italiani in ascolto hanno scoperto che la cittadina è stata nominata, insieme alla slovena Nova Gorica, Capitale europea della cultura per il 2025. Questo avvenimento potrebbe segnare un passaggio particolarmente importante per la “Berlino italiana”, che da anni soffre di una perifericità rispetto al panorama nazionale, aggravata da una serie di indicatori – demografici, soprattutto – non particolarmente confortanti.

 

2004: la caduta del confine con Nova Gorica

Il condizionale è d’obbligo, perché già nel 2004 tutto sembrò cambiare, quando le maggiori cariche istituzionali dei due paesi celebrarono la caduta del confine fisico tra Gorizia e Nova Gorica. L’evento si svolse in piazza della Transalpina, lo spazio antistante la stazione ferroviaria simbolo della separazione dei due centri urbani: a seguito della divisone dei territori con l’ex Jugoslavia dopo la seconda guerra mondiale, infatti, l’edificio ottocentesco divenne inaccessibile ai goriziani a causa del confine che passava esattamente davanti al prospetto principale rivolto verso la cittadina italiana. Nova Gorica nel frattempo si sviluppò alle sue “spalle” a partire dal 1947. In quell’occasione, gli sloveni ribattezzarono la propria porzione “piazza Europa”.

Dal 2004, nonostante gli sforzi prodotti da istituzioni pubbliche e private, tanto è stato prodotto, grazie anche a un’invidiabile continuità politica nell’amministrazione locale, ma poco è cambiato. L’arrivo della Facoltà di Architettura di Trieste (insieme ad altri corsi di studi anche dell’Università di Udine) nel polo universitario di via D’Alviano, ospitato da un antico convento convertito in struttura didattica a cura del Consorzio universitario goriziano che vede il Comune e Camera di Commercio tra i soci, la Regione FVG e la Cassa di risparmio di Gorizia tra i finanziatori, sembrava potere essere una soluzione al lento ma inesorabile invecchiamento della cittadinanza, nonché favorire un nuovo apporto in termini d’idee e visioni per la trasformazione urbana.

Parallelamente, la realizzazione della nuova bretella autostradale che collega Gorizia/Nova Gorica con la Trieste-Venezia avrebbe facilitato la logistica dell’autoporto; così come la realizzazione di un grande polo commerciale a Villesse avrebbe funzionato da attrattore per il territorio confinario. Anche il centenario dell’inizio della prima guerra mondiale, che vide nel Carso goriziano uno dei suoi più sanguinosi scenari, diede avvio a una riflessione riguardante una nuova modalità di fruizione per il turismo legato ai luoghi della memoria.

Nel 2010 la Provincia di Gorizia bandiva un concorso di progettazione in due fasi, denominato Carso 2014+, con lo scopo di recuperare tre luoghi simbolo del conflitto: il monte San Michele con il museo, la postazione sul lago di Doberdò, il punto panoramico dietro il Sacrario di Redipuglia. La giuria, composta, tra gli altri, da Flavio Gabrielcig e Pietro Valle, assegnò la vittoria al paesaggista svizzero Paolo Bürgi in tutti e tre gli ambiti (a tutt’oggi è stata realizzata soltanto la proposta per il monte San Michele).

Intanto, la crisi delle Facoltà di Architettura in Italia spinge le immatricolazioni in basso anche a Gorizia, dove negli ultimi quattro anni accademici non si è raggiunto nemmeno il numero programmato di 48 iscrizioni, mantenendo una media di 25 matricole per anno. La presenza dei centri commerciali contribuisce alla desertificazione del commercio cittadino al dettaglio, lo spopolamento prosegue (in dieci anni la popolazione è diminuita di circa 1.150 abitanti) e la città perde posizioni nelle classifiche relative alla qualità della vita, nonostante proseguano i lavori di miglioramento del centro urbano e del castello.

La doppia candidatura e un concorso di progettazione

È in questo contesto che nel maggio 2019 i sindaci di Gorizia e Nova Gorica stipulano un accordo per presentare un’unica candidatura a Capitale europea della cultura 2025, e dare così nuovo slancio e significato all’unità di due entità “sorelle”, divise solo da vincoli amministrativi.

A inizio 2020, il comitato promotore pubblica un concorso di progettazione internazionale il cui programma prevede due aree studio. La prima relativa alla piazza Transalpina/Europa per la realizzazione di un “Epicenter”, così da riqualificare sia lo spazio aperto che realizzare un edificio per i necessari servizi ai visitatori. La seconda invita alla ricucitura della buffer zone che segnava il confine tra le due nazioni, da Salcano all’importante area del valico di Casa rossa, oggi grande vuoto urbano, mediante un parco lineare transfrontaliero che possa connotarsi come un sistema ecologico-ricreativo a scala territoriale. Nel bando veniva chiaramente esplicitato che la realizzazione della proposta vincitrice era subordinata alla nomina di Gorizia/Nova Gorica a Capitale europea della cultura; in caso contrario tutto sarebbe stato destinato a rimanere sulla carta.

Pubblicato appena prima dell’esplosione della pandemia, il concorso ha visto la partecipazione di 56 gruppi (di cui 54 ammessi) e la proclamazione dei vincitori già a metà settembre. A novembre, infatti, il comitato europeo doveva rivelare il nome della nuova Capitale europea della cultura 2025: ecco il motivo dei complimenti da parte del presidente Mattarella. La giuria, composta da Roger Riewe, Săsa Randič, Helle Juul, Polona Filipič, Giovanni Fraziano, Nathalie Rozencwajg, Vojco Pavčič, con la consulenza esterna di Luciano Lazzari e Uroš Lobnik, ha decretato vincitrice la proposta dell’edificio-piazza di BaglivoNegriniArchitetti (Carmelo Baglivo, Laura Negrini; immagine di copertina): la copertura modulare dell’Epicenter può variare configurazione in relazione agli eventi, disegnando uno spazio urbano mutevole e capace d’interpretare la dinamicità dei rapporti tra le due nazioni. Le viste prodotte esplicitano chiaramente questo intento, lasciando immaginare il mondo sotto il livello della piazza e incorniciando costantemente la stazione ferroviaria.

Al secondo posto, Paul Vincent e Anthony Benarrroche architecte propongono la piazza come spazio aperto al cui margine una torre localizza la parte “pubblica” del programma, il tutto collegato da un cromatismo arancione che unisce gli ambienti in quota e quelli ipogei. Gli sloveni Sadar Vuga d.o.o. (Juri Sadar, Bostjan Vuga), che a Nova Gorica hanno realizzato un complesso residenziale nel 2005, si piazzano “solo” terzi con una proposta che contrasta felicemente con il bando, prevedendo la ripavimentazione per la piazza e trasformando la stazione nell’Epicenter, riconoscendone un valore simbolico fondamentale per entrambe le città.

La giuria ha assegnato la menzione speciale ai progetti degli spagnoli M2R Arquitectos, all’italiano Savio Rusin e allo spagnolo Pedro Pitarch Alonso, lasciando fuori progetti decisamente più interessanti, come quello dei romani MA0 che immaginano per la buffer zone un grande vuoto connettivo e per la piazza una grande spazio ludico, anch’esso vuoto.

In periodi complessi come l’attuale, in cui la cronaca reclama una continua attenzione e il presente sembra non storicizzarsi mai, pensare al 2025 può sembrare utopistico e lontano, talvolta velleitario. Chissà che questa volta Gorizia non abbia visto lontano, riuscendo a traguardare quel futuro che le permetterà di rifuggire da quella marginalità a cui sembra essere destinata.

Autore

  • Marco Ragonese

    Nato nel 1974 a Palermo, si laurea in architettura e consegue un dottorato di ricerca presso l'Università di Trieste. Svolge attività professionale e di ricerca tra la Sicilia e il Friuli Venezia Giulia. Dal 2008 ha insegnato progettazione architettonica presso le università di Trieste, Milano e Udine, e presso lo IUSVE di Venezia. Dal 2005 ha fondato CFCstudio, conseguendo premi e menzioni in numerosi concorsi di progettazione. È consigliere dell’Ordine degli Architetti Pianificatori Paesaggisti e Conservatori di Trieste.

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Last modified: 7 Gennaio 2021