Report dal sito francese Patrimonio Unesco, che dopo vent’anni vede conclusa la grande opera di riqualificazione e sistemazione idraulica e paesaggistica per restituirne il carattere marino
PARIGI. Tra il 9 e il 12 marzo, un periodo di grandi maree ha palesato i primi effetti dei grandi lavori di restituzione del carattere marino di Mont Saint-Michel e delle sistemazioni inaugurate nell’ottobre scorso, al termine di vent’anni di studi e dieci di lavori. Richiamando ogni anno oltre 2,5 milioni di turisti da tutto il mondo, Mont Saint-Michel e la baia, con il suo paesaggio e i suoi ecosistemi, sono uno dei siti più visitati di Francia, consacrato dal 1979 attraverso una doppia iscrizione alla lista del patrimonio mondiale Unesco.
Per lungo tempo, tuttavia, il carattere insulare del sito è stato messo in pericolo dall’insabbiamento dovuto ai sedimenti trasportati nella baia con l’alta marea. La vecchia diga stradale di accesso all’isola e i canali d’irrigazione agricola scavati deviando le acque del Couesnon, il fiume che sfocia nella baia, avevano via via accentuato il fenomeno. Un primo progetto per demolire la diga fu approntato fin dagli anni ’30 ma fu interrotto dalla seconda guerra mondiale. Negli anni ’60, la costruzione d’una diga sul Couesnon aveva peggiorato le cose e tutto lasciava pensare che nel 2042 il monte potesse essere totalmente circondato dall’erba. Di qui l’idea di ristabilirne a lungo termine il carattere insulare.
Nel 1995, quando è stata lanciata questa grande opera di riqualificazione i cui obiettivi patrimoniali, paesaggistici, ecologici, economici e turistici s’intrecciavano, le condizioni di visita erano ben lungi rispetto alla fama del luogo e all’emozione che suscita. Orchestrata da parte dello Stato, in stretto legame con le collettività locali (riunite come committenza nel sindacato misto Baia di Mont Saint-Michel), l’azione si è data per obiettivo di “restaurare profondamente il paesaggio che fa da schermo a uno dei più significativi siti dell’umanità e di rinnovarne l’approdo, nello spirito dell’attraversamento”. Dichiarato di pubblica utilità nel 2003, la metodologia del progetto è consistita nel liberare il monte dall’interramento utilizzando le forze congiunte del mare e del fiume. Il costo totale è stato di 184 milioni, di cui 85 stanziati dallo Stato.
Lavori idraulici e manufatti
La prima tappa è consistita nella demolizione della vecchia diga del Couesnon, sostituita dal nuovo sbarramento disegnato dall’architetto Luc Weizmann e da BRL Ingénierie, che rappresenta il fulcro dell’operazione. In funzione da maggio 2009, ha per obiettivo di restituire al fiume la forza idraulica necessaria per completare quella marina ed evacuare i sedimenti al largo. Parallelamente alla sua costruzione, alcune sistemazioni idrauliche, la pulizia dell’alveo e il riallagamento di un’ansa hanno permesso d’accrescere la forza del rilascio d’acqua dello sbarramento. In contemporanea, la realizzazione di due canali di gronda nella baia, a valle della diga, hanno permesso al fiume di defluire da una parte e dall’altra dell’isola.
La seconda tappa, inaugurata l’autunno 2015, ha riguardato le infrastrutture d’accesso al monte. Disegnate dallo studio parigino Feichtinger Architectes, conducono i visitatori dal parcheggio situato in disparte sulla terraferma, fino ai piedi del baluardo, laddove si trova la porta dell’Avancée, principale accesso al monte. Una nuova diga lunga un chilometro costruita sulla terraferma si protende grazie a un ponte-passerella di 760 m che conduce a un bacino in dolce pendenza. Oltre alla loro finalità tecnica, tali opere che sostituiscono la vecchia diga stradale favoriscono l’integrazione visiva delle condizioni d’accesso al sito. Per i visitatori, la scoperta comincia dal parcheggio, sistemato secondo criteri di architettura del paesaggio, e dai nuovi servizi d’accoglienza situati nei pressi.
La diga sul Couesnon
Inserita in un luogo in cui la natura e la cultura tecnica s’incontrano, l’opera unisce le forze del fiume e del mare per allontanare i sedimenti dal monte e abbassare il livello dei greti. Per Weizmann, tali infrastrutture sono state oggetto di uno studio specifico in accordo con lo spirito del sito; così, il disegno delle paratoie e delle grandi ruote richiama gli strumenti marinari, simboleggiando nello spazio la mobilità degli elementi naturali. Ambito pubblico di contemplazione, il balcone marittimo permette di scoprire il movimento delle paratoie e delle acque, nonché il rapporto di Mont Saint-Michel con il cielo e la baia. Ad ogni marea, la diga ridona progressivamente alle rocce e ai greti il loro carattere marino, grazie agli effetti delle portate d’acqua regolate. Le sue otto paratoie azionate da martinetti idraulici assicurano le operazioni di riempimento e svuotamento al ritmo delle maree, onde amplificare la portata naturale del fiume. Nella prospettiva del 2025, il Couesnon dovrebbe così ricostituire un ampio estuario.
La diga e il ponte-passerella
“Mont Saint-Michel trae la sua forza dal paesaggio sul quale si staglia. È il solo punto d’intensità nella piattezza infinita dei greti”, sostiene Dietmar Feichtinger, “e il progetto non doveva dunque perturbare il genio del luogo legato a tale statuto ambiguo e all’assenza di riferimenti. Lo sguardo del visitatore deve continuare a perdersi lungo una passeggiata che dà la sensazione di un’immersione nell’immensità”. La sua lettura del sito lo ha condotto a fare della diga e del suo molo che termina nel bacino un’opera di un’orizzontalità totale. L’impalcato corre il più possibile vicino al livello del greto; la sua quota d’imposta è dettata dal livello massimo raggiunto dalla marea e delle mareggiate, in modo che il manufatto non venga mai sommerso. Il suo tracciato risponde dunque a tali scelte e ai vincoli idrogeologici.
La diga è un terrapieno inghiaiato dalla sezione trapezoidale molto aperta. Il profilo del molo-ponte è compresso a sbalzo su una doppia fila di pilastri sottili (30 cm di diametro), con campate di 12 m. L’impressione è quella di un molo leggero su pilotis, come si evince anche dallo spessore minimo dell’impalcato. I pilastri presentano un nucleo pieno d’acciaio rivestito da uno strato sottile di cemento anticorrosione e sorreggono una soletta precompressa. Il nastro è suddiviso in due percorsi pedonali rivestiti in doghe di quercia su mensole metalliche, mentre la parte centrale è riservata alla circolazione delle navette.
I risultati saranno all’altezza?
Dall’entrata in funzione della diga sul Couesnon nel 2009, i primi risultati sono incoraggianti, con l’auspicata erosione dei depositi sedimentati. Stando ai dati forniti dalla committenza, in un raggio di un chilometro intorno al monte, le superfici che hanno riacquisito un carattere marino sono salite da 125 a 156 ettari tra febbraio 2009 e aprile 2011. L’efficacia dei dispositivi immaginati non potrà tuttavia essere apprezzata che sul lungo termine, probabilmente in prospettiva del 2025, mentre il numero di giorni in cui il monte sarà completamente circondato dal mare è sempre oggetto di dibattito. La diga è concepita per durare almeno un secolo, ma la sua azione limitata ai margini del monte sarà sufficiente per scongiurare a lungo termine l’insabbiamento della baia? Durante l’intero suo corso, il progetto ha destato polemiche, legate in particolare alla delega del servizio pubblico attribuita a Veolia Transdev per la costruzione e gestione dei parcheggi e delle navette, mentre nel 2013 un rapporto della Corte dei conti s’interrogava circa la pertinenza del progetto in rapporto all’offerta turistica.
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landscape architecture , territorio fragile
Last modified: 30 Marzo 2016
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