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Giuliana MazziWritten by: Città e Territorio

Lago di Garda: le mani sul paesaggio

Lago di Garda: le mani sul paesaggio

Oltre alla nota e molto dibattuta ciclovia del Garda, un altro cantiere a punta San Vigilio desta interrogativi sulla reale valorizzazione turistica del territorio

 

La quasi citazione del film di Francesco Rosi (1963) è un flashback, a fronte dei numerosi interventi realizzati negli ultimi decenni in un territorio sempre più urbanizzato e sfruttato turisticamente. Tra le ultime fasi del degrado ambientale in corso due sono le più preoccupanti.

 

Due interventi di valorizzazione?

Una ciclovia correrà per circa 150 km lungo le rive trentine, veronesi e bresciane ed è prevista in più parti a sbalzo, in un contesto geologico fortemente instabile. Con costi altissimi per la realizzazione e la successiva manutenzione e con un impatto devastante vista dal lago, sembra destinata a distruggere in maniera irreversibile ambiente e paesaggio e a mettere probabilmente a rischio chi la userà.

A punta San Vigilio, un sistema unico nel paesaggio gardesano non soltanto dal punto di vista ambientale, nei settori non più di proprietà dei discendenti del committente della cinquecentesca villa Guarienti di Brenzone sono in corso la trasformazione in albergo resort dei rustici affacciati su quella che un tempo era la corte rurale e la conversione in ristorante con plateatico di un altro rustico situato lungo la stradina che da secoli conduce al porticciolo [immagine di copertina]. Nell’oliveto alla destra del viale di accesso all’ex corte rurale e quindi alla villa sono in fase di realizzazione [immagine a fianco] per i sottoservizi due piattaforme interrate di non piccole dimensioni (poco meno di 200 mq una, più di 200 mq l’altra, con la prima destinata a essere ricoperta in pietra nella parte fuori terra) e due cabine elettriche. Il che ha comportato lo sradicamento di ulivi almeno pluridecennali, a proposito dei quali è stato dichiarato – per rassicurare chi denunciava l’operazione – che sono stati numerati e portati in serra, in previsione del riposizionamento dove possibile e, altrimenti, in grosse vasche. È stata infine autorizzata in prossimità del porticciolo storico la costruzione di un pontile di 28 m per le imbarcazioni dei clienti del futuro ristorante stellato e del resort per risolvere, con gli arrivi via acqua, il problema di un parcheggio ritenuto insufficiente.

 

Le reazioni

Per la ciclovia numerosi sono stati gli articoli

su quotidiani locali e nazionali, appelli, interrogazioni parlamentari e in Regione Veneto, una conferenza in Senato e un servizio della trasmissione «Report» di Rai3 intitolato Vista lago (4 febbraio 2024), attento anche all’aumento a dismisura delle volumetrie degli immobili lungo le pendici sul lago grazie al Piano casa, dando spazio a un grande albergo costruito su terreni agricoli, di proprietà del sindaco di Garda, comune da cui dipende anche punta San Vigilio.

Per il promontorio, che a seguito degli interventi in corso sarà altra cosa rispetto a quello che sinora si è conosciuto e studiato, articoli sono stati pubblicati su quotidiani locali (e sul «Corriere del Veneto») senza prese di posizione e con mere descrizioni dei lavori previsti. Soltanto Tomaso Montanari su «Il Fatto Quotidiano» (19 febbraio 2024) è intervenuto con decisione. A distanza quindi di poco più di un secolo dalla formazione di un movimento internazionale che si era opposto, con successo, al tentativo di ripetere a punta San Vigilio quella speculazione edilizia che ai primi del Novecento cominciava a investire il lago di Garda, tutto sembra tacere.

 

Punta San Vigilio: un unicum storico e paesaggistico

La villa, il giardino umanistico antiquario e l’organizzazione del verde sui due versanti del promontorio rappresentano un unicum nel paesaggio non solo gardesano. Non si conoscono, infatti, sistemi analoghi pervenuti pressoché integri rispetto all’impostazione originaria nelle parti monumentali e nei settori destinati ad azienda agricola. Ininfluenti sono, da questo punto di vista, gli inevitabili cambiamenti avvenuti nel corso del tempo nella villa e nel giardino per ragioni di gusto o per scelte di ripristino (dovute a periodi di scarsa manutenzione o ad atti vandalici provocati da guerre e da episodi di bigottismo), e per modifiche nella messa a reddito dei terreni circostanti. La ricostruzione della storia di tutto il complesso rivela una consolidata interrelazione tra tutte le sue parti puntualmente percepita da chi lo ha, fino ad ora, frequentato: cambiamenti d’uso che ne stravolgano la percezione e quindi la fruizione portano al frazionamento in settori distinti di parti sinora interrelate e l’annullamento di una storia secolare.

 

Paesaggio e trasformazioni turistiche

Sembra opportuno ricordare che anche i sostenitori dello sviluppo, che accettano trasformazioni in base alle necessità del momento, riconoscono in alcuni casi che il paesaggio non debba essere considerato un qualcosa su cui inserire di volta in volta le ragioni della modernità, peraltro spesso difficilmente distinguibili dagli interessi privati. Non si tratta cioè di nostalgia conservatrice (che peraltro costringe a riflettere sulle conseguenze di innovazioni), quanto piuttosto di un’attenzione che suggerisce prudenza nell’operare, se non si è certi di poter migliorare l’esistente.

Pur comprendendo le ragioni sottese al mantenimento in vita di complessi storici, sono ormai non pochi in Veneto – come altrove in Italia – gli edifici (inseriti nel catalogo di architetti che rientrano nella “grande storia” oppure, come nel caso di punta San Vigilio, di progettisti ancora sconosciuti) stravolti da operazioni di richiamo turistico, sia d’élite sia “mordi e fuggi”. Operazioni che hanno rivelato la totale mancanza di considerazione (e di conseguente rispetto) per edifici ritenuti, nella conversione d’uso, meri contenitori di qualsiasi tipo di funzioni.

Il complesso di punta San Vigilio è sottoposto a più vincoli: architettonico, paesaggistico – «per la sua ricca vegetazione arborea che conferisce un insieme paesistico di non comune bellezza» – con esplicito vincolo proprio sul parco di villa Guarienti di Brenzone, situato peraltro nella zona costiera del Comune di Garda già di per sé tutta vincolata, e archeologico per la presenza d’incisioni rupestri su liscioni affioranti. Sembra però opportuno chiedersi fino a che punto tali vincoli possano concretamente ostacolare lo snaturamento di un luogo.

 

Villa Guarienti di Brenzone a punta San Vigilio: note bibliografiche

F. Caglioti, Venezia sul Lago di Garda: l’altare di Giovanni Dalmata per la Scuola Grande di San Marco, in «Mitteilungen des Kunsthistorischen Institutes in Florenz», n. 55 (2013), pp.182-237

S. Urbini, Somnii explanatio: novelle sull’arte italiana di Henry Thode, Roma, 2014, pp. 129-241

G. Mazzi, Architetture di villa. Committenze e maestranze nel Rinascimento veronese, in «Annuario Storico della Valpolicella», 2016-2017, pp. 113-134

M. Morgante, A miniature Grand Hotel. Locanda S. Vigilio: paesaggio, elitarismo, immaginari, in M. Aresi, (a cura di), I Grand Hotel come generatori di cambiamento tra 1870 e 1930. Indagini nei contesti alpini e subalpini tra laghi e monti, Riva del Garda, 2016, pp. 251-267

F. Gaggia, Punta San Vigilio patrimonio ideale dell’umanità, Sommacampagna, 2022

Autore

  • Giuliana Mazzi

    Professore ordinario di Storia dell'architettura, ha insegnato presso la Facoltà di Lettere dell'Università di Udine e presso la Facoltà di Ingegneria dell'Università di Padova. Ha svolto con continuità attività didattica e di ricerca nel campo della storia dell'architettura e della storia della città e del territorio. In particolare si è occupata di architetti e ingegneri nell'età della Serenissima, di cultura professionale nell'Ottocento e nel primo Novecento, di città e architettura nel Veneto tra le due guerre

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Last modified: 19 Aprile 2024