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Federica RussoWritten by: Città e Territorio

Lecce: le ex cave diventano un parco urbano

Lecce: le ex cave diventano un parco urbano

Visita al Parco delle Cave di Marco Vito: 7 ettari restituiti alla città su progetto di Álvaro Siza

 

LECCE. Conosciuta per la sua privilegiata posizione geografica e naturalistica, tra mar Adriatico e Ionio e circondata dalle campagne, Lecce storicamente non ha mai brillato per la presenza di parchi pubblici o giardini urbani. Le più belle riserve naturali in città sono giardini segreti nascosti dietro alte mura private di palazzi nobiliari o ecclesiastici, di cui spesso nemmeno i leccesi sono a conoscenza, se non recentemente per l’uso della navigazione satellitare o per uno sguardo alle mappe della città durante i processi partecipativi per lo sviluppo del nuovo Piano Regolatore.

In questo contesto, l’inaugurazione a novembre del Parco delle Cave di Marco Vito a firma del maestro Álvaro Siza, è sicuramente degno di nota, non solo per la presenza di un polmone verde di 7 ettari aperto ai cittadini, ma per la rilevanza urbanistica, architettonica e paesaggistica dell’intervento.

Il parco si aggiunge alla breve lista degli spazi verdi urbani: gli ottocenteschi Giardini Pubblici Garibaldi, il parco di Belloluogo, inaugurato nel 2012 ma in continua espansione grazie ai fondi PNRR, e il Parco del Galateo che, inaugurato nel 2021, sarà parte di un più ampio progetto di rigenerazione urbana che include l’ex ospedale. Questo intervento si distingue però per la cornice unica in cui insiste: una cava abbandonata che ancora porta il nome dell’antico proprietario dei fondi, come risulta da alcuni documenti risalenti all’Ottocento.

La costruzione del nucleo storico, con le sue chiese, palazzi e case in pietra calcarea, per secoli ha scavato, lasciando poi un vuoto enorme, nella prima periferia sud di Lecce. Qui, le Cave di Marco Vito sfruttarono un banco di roccia risalente all’età miocenica (23-25 milioni di anni fa), in cui sono ancora visibili le incisioni sulle pareti lasciate dallo “zocco”, uno strumento in ferro usato per l’estrazione. Come detto da Siza in uno dei suoi incontri in sito: “Le cave sono già un bellissimo parco naturale e l’opera che la Città sta realizzando valorizza questa bellezza”.

 

Un processo lungo e singhiozzante

Il processo di rigenerazione è stato però molto lungo e singhiozzante a partire dal concorso internazionale bandito dal Comune nel 2009, vinto dal raggruppamento temporaneo che, guidato da Siza, includeva gli architetti Carlos Castanheira, Luigi Gallo e Pedro Carvalho.

La realizzazione di un primo lotto nel 2010 è stata finanziata con 4 milioni di fondi regionali. Un secondo lotto ha ottenuto nel 2013 4,5 milioni nell’ambito del Contratto di valorizzazione urbana di aree degradate, che ha portato anche alla realizzazione del ponte di via del Ninfeo completato nel 2019, necessario alla sopraelevazione della strada che divideva al centro il parco. A maggio 2022, poi, l’inaugurazione di una prima area con l’apertura di Tagghiate Urban Factory; a settembre 2023 la Masseria Tagliatelle e il Ninfeo e, infine, il Parco.

 

Un parco contemporaneo

Un’opera di rigenerazione urbana complessa, che include numerosi poli naturalistici e di aggregazione sociale.

Il parco presenta un approccio contemporaneo al progetto del paesaggio che rispecchia il pensiero di Siza e la sua sofisticata e delicata relazione con il contesto. Il disegno degli spazi verdi è naturale, asseconda la topografia: 800 metri lineari di percorsi in terra battuta bianca sono stati progettati in maniera fluida tra le distese a prato spontaneo, i muretti a secco e la vegetazione autoctona.

La piantumazione di 100 tra lecci e carrubi si aggiunge a una vegetazione mediterranea composta da fichi d’india, melograni, fichi, essenze rampicanti tra le rocce come il cappero: con le ampie masse arbustive a bassa e alta quota creano su tutti i fronti di cava una barriera vegetale di sicurezza. Anche gli arredi, realizzati dall’azienda locale Pimar, leader nella lavorazione della pietra, sono in linea con l’approccio progettuale del parco: uno scavo netto e regolare in blocchi di pietra naturale lasciati grezzi su tre fronti crea sedute e tavoli.

Lo studio dell’acustica in relazione ai fronti ha portato al posizionamento di due aree spettacoli: una nella zona nord ovest adiacente alla caffetteria di prossima apertura e una presso Masseria Tagliatelle.

 

Masseria Tagliatelle, nuovo polo di aggregazione sociale

Chiamata così per i tagli nella pietra delle pareti della cava, si tratta di una villa suburbana sorta nel XVI secolo che svetta sul parco da un’alta roccia sul fronte sud. L’edificio, una “casa palazziata” di tre piani attorno a una corte centrale, apparteneva a Scipione De Summa, governatore della Terra d’Otranto nel Cinquecento.

Il restauro lo ha restituito alla comunità cittadina come hub “Stazione Ninfeo”: in partenariato con Tdf Mediterranea ospita un bar, uno spazio di coworking e un ostello con 16 camere e spazi comuni per associazioni locali del terzo settore, laboratori culturali e residenze artistiche.

L’edificio non presenta particolare interesse architettonico ma ospita il pregevole Ninfeo delle fate, un ipogeo termale di epoca rinascimentale trasformato successivamente in frantoio ipogeo, poi per anni impropriamente abbandonato e riportato alla luce dal recente restauro dell’impresa Nicolì. Un bassorilievo sull’architrave, decorato con iscrizioni in carattere romano, svela la porta che introduce a una prima camera con dodici nicchie, sei per lato, nella quale si trovano le Ninfee: sei sculture a grandezza naturale, di cui una con il capo coronato da fiori, simmetricamente disposte rispetto alla fonte sorgiva. Una delle nicchie sui lati immette in un ambiente circolare, con copertura a falsa cupola e foro centrale e una panca in pietra scolpita lungo le pareti. Un sito di rilevanza storica e architettonica, su cui numerose leggende si narrano, tornato fruibile e visitabile tramite l’associazione Earth.

 

Tagghiate Urban Factory

Infine, nella zona est del parco, seppur attraversando via dei Ferrari, le Cave continuano nel sito di Tagghiate Urban Factory, attualmente gestito dall’associazione Oikos con il coinvolgimento del quartiere. Oltre a una vasta area eventi adiacente alle pareti della cava, ospita una zona bar con spazio ludico polifunzionale, un orto didattico e una ciclofficina popolare.

Il progetto originario prevedeva anche la realizzazione della cosiddetta “Casa della musica”, per un investimento di ulteriori 50 milioni, ma al momento questa parte sembra arenata.

 

Un nuovo accesso alla stazione

A questi poli già realizzati, si aggiungerà sul lato nord del parco il nuovo accesso alla stazione. Il progetto, per circa 14 milioni finanziati con i fondi PNRR destinati al “Miglioramento delle stazioni ferroviarie nel Sud”, è stato presentato nel 2022. I lavori sono iniziati e dovrebbero terminare nel 2026. Prevedono il ribaltamento dell’ingresso alla stazione su via del Ninfeo, dal ponte progettato da Siza, la riqualificazione degli spazi esterni e interni dell’edificio storico che non veniva ristrutturato dagli anni cinquanta, l’abbattimento delle barriere architettoniche, al momento rilevanti non di alcun ascensore, e la rifunzionalizzazione di spazi da destinare a nuovi servizi. Un rilevante intervento per la città, che porrà il Parco delle Cave di Marco Vito e l’intera zona sud in una posizione di centralità urbana.

Immagine di copertina: © Comune di Lecce

 

 

Autore

  • Federica Russo

    Laureata all’Università “La Sapienza” di Roma, è co-fondatrice dello studio di architettura Valari. Ha lavorato in studi internazionali come Haworth Tompkins e Allies & Morrison a Londra, VYA nei Paesi Bassi e Massimiliano Fuksas a Roma. Dal 2006 ha collaborato come giornalista freelance per diverse testate d’architettura tra cui Artribune, Compasses, Presstletter, Livingroome, a edizioni speciali de L’Arca e A10 ed è co-autrice del libro “Backstage Architecture” (2011)

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Last modified: 20 Febbraio 2024