Il vicepresidente dell’Alta commissione ministeriale fa il punto sul Programma innovativo nazionale per la qualità dell’abitare: copertura finanziaria per 186 progetti su 271 idonei
È di questi giorni l’approvazione di un finanziamento di 2,82 miliardi da destinare ai primi 159 interventi selezionati dal Programma innovativo nazionale per la qualità dell’abitare (PINQuA), dopo la pubblicazione a luglio dell’elenco delle proposte ammesse sulla base del bando del Ministero delle Infrastrutture e della Mobilità Sostenibili (MIMS) del novembre 2020.
Il Programma, avviato ai sensi dell’articolo 1, comma 437 e seguenti della Legge 160/2019 e regolato dal DL 395 del 16 settembre 2020, è stato promosso congiuntamente da MIMS, MEF e MiBACT con l’obiettivo di “ridurre il disagio abitativo e insediativo, con particolare riferimento alle periferie”. Il nostro Paese soffre infatti di un’emergenza abitativa diffusa: sono circa 1,5 milioni le famiglie che presentano un disagio abitativo, di cui 800.000 con disagio acuto e 700.000 con disagio grave (fonti: Federcasa e Nomisma, 2020). Si consideri che, tra queste, 650.000 famiglie circa sono senza casa nonostante figurino in una graduatoria utile per un alloggio ERP.
L’ambizioso Programma si è quindi posto gli obiettivi di riqualificare e incrementare il patrimonio residenziale pubblico e sociale, rigenerare il tessuto socioeconomico, incrementare accessibilità e sicurezza dei luoghi, rifunzionalizzare spazi e immobili abbandonati e degradati, sperimentare nuovi modelli di gestione dei servizi abitativi. In sintesi, potenziare le aree marginali delle città italiane e, conseguentemente, migliorare la vita dei cittadini.
Tali azioni sono state presentate sotto forma di “proposta”, per un finanziamento massimo di 15 milioni, o di “progetto pilota”, per un finanziamento massimo di 100 milioni: questi ultimi progetti si distinguono per il potenziale impatto strategico sul territorio e per l’elevato orientamento all’attuazione del Green Deal e della Digital Agenda. Ai fondi inizialmente stanziati sono state aggiunte ingenti risorse del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR) per un totale di 3,2 miliardi, di cui almeno il 40% destinato a interventi collocati nelle regioni del Mezzogiorno.
290 candidature: la valutazione e la graduatoria
Alle 281 proposte trasmesse sono stati allegati i progetti di fattibilità tecnica ed economica, debitamente approvati dalle giunte comunali, con le relative attestazioni di congruenza normativa e sostenibilità finanziaria. La trasmissione di soli 9 progetti pilota è dovuta all’estensione significativa dell’intervento e alla richiesta di un progetto di livello definitivo/esecutivo in soli 5 mesi. La graduatoria finale con le proposte ammesse al finanziamento, insieme all’elenco di quelle escluse, è stata inviata al ministro Enrico Giovannini dall’Alta commissione ministeriale, con il supporto di Invitalia, a 90 giorni dalla ricezione della documentazione.
Nel valutare le richieste, l’Alta commissione ha applicato una matrice basata su differenti criteri che si traducono in 6 serie d’impatti (ambientali, sociali, culturali, urbano-territoriali, economico-finanziari e tecnologici), a loro volta misurabili attraverso oltre 30 indicatori: l’apporto economico di risorse private, la rispondenza alle politiche territoriali regionali, la sostenibilità ed efficienza energetica e la premialità al consumo di suolo zero hanno costituito alcune delle voci valutate.
Al termine dell’istruttoria sono risultate 271 le richieste ammesse al finanziamento, di cui 263 proposte e 8 progetti pilota. Purtroppo, molti progetti non hanno garantita la copertura finanziaria: delle richieste ammesse, al momento sono disponibili risorse per finanziare tutti i progetti pilota e 178 proposte. Premesso che le economie dovute, ad esempio, ai ribassi di gara faranno certamente avanzare la graduatoria e aumentare le proposte ammesse al finanziamento, l’auspicio è che vengano trovate altre fonti di finanziamento per assicurare la copertura di tutti i progetti selezionati.
Uno sguardo ai progetti: chi, cosa, dove
Le richieste selezionate, collocate in tutte le regioni, presentano interventi alla diversa scala, da quella territoriale a quella urbana, da quella edilizia a quella più propria del disegno industriale, e in contesti differenti, dal centro storico alla periferia, dal waterfront alle aree industriali dismesse, fino agli edifici confiscati alla criminalità organizzata.
Molti dei progetti ammessi al finanziamento sono stati firmati da grandi studi italiani: da Ipostudio Architetti Associati, che rigenera due aree marginali a Grosseto, ad ABDR Architetti Associati, che valorizza un comparto urbano degradato di Teramo, da Carlo Ratti Associati, che realizza residenze per persone e famiglie fragili a Cuneo, a Kcity e Atelier(s) Alfonso Femia, che riqualifica le connessioni spaziali di Corigliano Rossano, a Fuksas Architecture srl, che rigenera le aree non più funzionali all’esercizio ferroviario di Bari.
Il Programma è stato improntato a un impianto scientifico in grado di stimolare la capacità propositiva della pubblica amministrazione. È interessante segnalare come per la rigenerazione urbana si sia scelta la “città pubblica” quale campo di lavoro prioritario, finanziando solo interventi a consumo zero di suolo.
Il percorso non è completato e le criticità si nascondono lungo la strada che dev’essere ancora percorsa: nei prossimi otto mesi dovranno essere trasmessi i progetti di livello definitivo ed esecutivo; successivamente dovranno essere bandite le gare e realizzati gli interventi. Il DL 31 maggio 2021, n. 77, per l’accelerazione e lo snellimento delle procedure ha reso il processo più agevole ma resta alta la preoccupazione, anche perché rispetto ai tempi medi di attuazione e di spesa delle opere pubbliche del nostro Paese il termine ultimo imposto dall’Unione europea è il 2026.
Immagine di copertina: il progetto degli architetti Paolo Luigi Poloni, Massimiliano Saracino e Federico Ghirardelli per il Comune di Firenze: intervento sulla caserma “Lupi di Toscana” per un nuovo insediamento a prevalenza residenziale con un mix di funzioni attrattive
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abitare , rigenerazione urbana , social housing
Last modified: 9 Novembre 2021