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Monica ZerboniWritten by: Progetti

Due nuovi landmark per l’Aja

Nella città olandese la nuova sede dell’Ufficio europeo dei brevetti a firma di Jean Nouvel con Dam & Partners, e la riqualificazione di un edificio ora sede del Ministero degli Esteri e delle Infrastrutture a firma di OMA

L’AJA. Tra i molti grattacieli che negli ultimi decenni hanno mutato lo skyline della città più conservatrice d’Olanda, l’ultimo nato, la nuova sede dell’Ufficio europeo dei brevetti (UEB), vanta un pedigré d’eccezione. Non soltanto perché il progetto nasce dalla matita dell’architetto francese Jean Nouvel, che lo ha disegnato in collaborazione con lo studio Dam & Partners di Amsterdam, ma perché l’edificio vanta numerosi primati sul fronte della tecnologia e della sostenibilità, due aspetti particolarmente importanti per i committenti in quanto simboli del progresso e dell’innovazione che la politica dei brevetti intrinsecamente rappresenta.

Inaugurato lo scorso giugno dopo appena quattro anni di cantiere, il nuovo edificio si impone all’attenzione fin da lontano. L’elegante monolite di acciaio e cristallo si staglia contro il mutevole cielo olandese e pur nella sua imponenza suggerisce un’immagine di trasparenza e leggerezza, quasi fosse un blocco di ghiaccio, un iceberg che galleggia sulla pianura circostante, caratterizzata da un’intricata geografia di bacini e canali d’acqua.

Dice Nouvel che il paesaggio d’Olanda e la sua storia marinara sono stati la principale fonte di ispirazione per questo grattacielo che sorge in un centro direzionale a sud della città e sovrasta in altezza gruppi di edifici simili per allineamento, per assecondare il forte vento che spira costante dal mare del Nord. Con i suoi 107 metri di altezza e un fronte di 156 metri il nuovo complesso ha una profondità di soli 24 metri, una dimensione che a detta del progettista fa pensare alla chiglia affusolata di una grande barca. Un effetto reiterato dalla presenza di due ampi bacini d’acqua che posizionati lungo i prospetti principali ne riflettono le facciate in una danza di riflessi mutevoli.

La struttura in acciaio dell’edificio è la più grande mai realizzata in Olanda. Ad essa si agganciano 4.200 piastre di vetro  per una superficie totale di 90.000 mq. Questi elementi costituiscono un involucro a doppia pelle al cui interno sono inserite trecento varietà di essenze vegetali. Un sofisticato sistema computerizzato controlla la loro crescita, così che con il tempo il complesso assumerà l’aspetto di una grande architettura vegetale.

La nuova sede UEB offre spazi di lavoro a duemila persone su di una superficie complessiva di 85.000 mq. Questi sono ripartiti tra una lama di 27 piani nella quale si trovano gli uffici dei dipendenti e una piastra di quattro piani destinati a sale riunioni, sale per conferenze e varie aree comuni, compresi una palestra per i dipendenti e il ristorante aziendale.

L’utilizzo del vetro trasparente modulato in vari colori e la presenza di un’abbondante vegetazione indoor contribuiscono a creare condizioni ottimali di vivibilità interna. Tutti gli uffici sono orientati verso l’esterno e godono della luce naturale, oltre che della vista del suggestivo panorama circostante che spazia per chilometri, dai campanili della città storica fino alle silhouette dei grattacieli di Rotterdam. Inoltre, grazie a pareti mobili, la suddivisione degli spazi di lavoro è flessibile e permette una riconfigurazione variabile tra singole unità e aree riunioni. Su richiesta del committente, al ventisettesimo piano è stata ricavata una terrazza per eventi comuni, protetta da una copertura di pannelli solari che rappresentano la principale fonte energetica dell’edificio.

Componente saliente del progetto, l’attenzione per il verde trova ulteriore riscontro nella presenza di aiuole fiorite sulla terrazza di copertura e di una grande quercia che da una corte interna posta al ventiseiesimo piano allunga i suoi rami fino alla terrazza sovrastante. Intorno all’edificio ampi spazi verdi, destinati al tempo libero e alle attività sportive dei dipendenti, saranno portati a compimento entro il 2020, mentre ulteriori aree riservate alla vegetazione saranno rese disponibili dall’imminente abbattimento della vecchia sede dell’ufficio brevetti, un austero grattacielo di 23 piani costruito nel lontano 1973 e familiarmente chiamato Tour de Papier per la presenza al suo interno di quintali di ormai inutili dossier cartacei.

Mentre si spengono i riflettori sull’inaugurazione del nuovo ufficio dei brevetti, l’Aja ha recentemente arricchito le proprie ambizioni di capitale con un altro progetto di grande impatto visivo, affidandolo a OMA, Office for Metropolitan Architecture. Un intervento che pur basandosi sulla ristrutturazione di un preesistente edificio ministeriale (il Ministero della Famiglia), rappresenta un tassello significativo nell’incessante rinnovamento urbano. Realizzato nel 1992 dall’architetto Jan Hoogstad come primo edificio pubblico olandese basato su criteri di sostenibilità e caratterizzato dalla presenza di grandi atrii vetrati che favorivano il passaggio della luce naturale e una migliore regolamentazione termica, l’edificio è stato recentemente sottoposto a un restyling che ne ottimizza le prestazioni energetiche. Anche se un quarto della vecchia struttura è stato demolito, oltre il 90% del materiale di risulta è stato riutilizzato – sottolineano i progettisti. Il nuovo progetto esalta le trasparenze ed evidenzia il ruolo della luce naturale come elemento architettonico.

All’interno il layout originale è stato modificato sostituendo i tradizionali corridoi di accesso agli uffici con passerelle aperte che si allargano in aree d’incontro e relax, permettendo un contatto visivo con il paesaggio urbano e gli edifici circostanti. Un preesistente muro di cemento è stato abbattuto ed è sostituito oggi da una lunga parete vetrata. Delimitato sul fronte strada da ampie superfici trasparenti, il complesso, che raggruppa le funzioni di Ministero degli Esteri e delle Infrastrutture, appare come un palcoscenico proiettato verso l’esterno, così che ogni cittadino possa essere partecipe delle attività che si svolgono all’interno.

«Condividere questo luogo con la città è stato uno degli aspetti fondamentali del nostro intervento», spiega Ellen von Loon, partner dello studio e responsabile del progetto. «A questo scopo abbiamo anche predisposto a livello strada una pedestrian highway accessibile a tutti, una vera e propria strada urbana che viene percorsa da centinaia di persone ogni giorno».

Autore

  • Monica Zerboni

    Nata a Torino e laureata presso l’Università Statale di Milano, è giornalista pubblicista, svolge attività giornalistica per testate multimediali e cartacee di settore. È stata corrispondente dalla Germania per le riviste “Abitare” e “Costruire”. Ha maturato esperienze professionali nell'ambito della comunicazione ed in particolare ha lavorato come addetta stampa presso importanti studi di architettura. Ha svolto attività di redazione, traduzione e coordinamento per varie case editrici. Scrive articoli e approfondimenti in italiano, inglese e tedesco per diverse testate specializzate e non, italiane e estere (Abitare, Costruire, Il Sole 24 Ore, In Town Magazine, Frame, Mark, Architektur&Wohnen, HOME, Home Journal, Perspective, Azure, Interiors, Urbis, Urbis Landscape, Vogue Australia ecc.)

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Last modified: 25 Settembre 2018