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Written by: Professione e Formazione

Riflettiamo sugli accessi ai corsi

L’anno accademico 2010-11 ha impegnato il sistema universitario italiano nel rivedere l’offerta formativa, in seguito all’applicazione del dm 17 con il quale si è introdotto il limite tra le ore offerte e gli organici strutturati. L’anno passato è stato, inoltre, segnato dalla discussione e dall’approvazione della legge 240, cosiddetta «riforma Gelmini». Quest’anno il sistema universitario italiano si è dovuto, invece, concentrare nell’applicare la riforma e, in particolare, nella riorganizzazione delle strutture didattiche e di ricerca. La riforma, infatti, prevede l’integrazione della didattica e della ricerca in nuove strutture dipartimentali e la possibilità di raccordare l’attività didattica tra le stesse, secondo diverse modalità, prevedendo comunque il superamento delle facoltà (cfr. articolo in basso).
Si è trattato dunque di un anno impegnativo, in quanto l’intero sistema universitario ha dovuto mettersi in discussione e trovare nuove articolazioni, i cui esiti a tutt’oggi non sono ancora valutabili.
È inutile ribadire che le riforme non possono essere fatte per legge senza essere supportate da un piano strategico della formazione e della ricerca oltre che da risorse adeguate, tanto più se si vuole riconoscere il ruolo che entrambe – la formazione e la ricerca – possono svolgere nell’aiutare a superare una crisi che ha le sue radici in Europa e nella globalizzazione dei mercati e sta inducendo cambiamenti epocali: non meno radicali di quelli prodottisi in seguito alla grande trasformazione realizzata con l’industrializzazione.
Da una parte, la contrazione del mercato immobiliare e dell’attività di costruzione privata e ancor più pubblica stanno avendo riflessi sempre più preoccupanti nel mercato in cui operano architetti e ingegneri; dall’altra, sono sempre più evidenti le sollecitazioni che l’innovazione tecnologica sta inducendo nei modi di progettare e di costruire, prefigurando nuove figure professionali ma anche nuovi campi e settori di ricerca e di sperimentazione, intorno a termini forse oggi anche troppo abusati ma che certamente segnano una prospettiva futura concreta (smart building, smart city, sustainable architecture). La formazione e la ricerca in architettura, nel design e nel settore dei beni culturali possono avere un ruolo importante nello sviluppo del paese come, ad esempio, sollecitare le imprese di costruzioni a innovazioni di processo e di prodotto; aiutare le pubbliche amministrazioni nel governo nel territorio,  supportare la promozione, gestione e valorizzazione delle risorse culturali, aiutare le politiche indirizzate alla sostenibilità ambientale, a partire dagli obiettivi posti da Horizon 2012.
Se consideriamo i numeri programmati per l’accesso al primo anno dei corsi di laurea in Architettura e in Ingegneria edile Architettura la situazione si presenta invariata rispetto al 2010-11 e con un aumento del 5% rispetto all’anno passato, in cui però si sono realizzate contrazioni significative anche in termini di numero di corsi di laurea triennali e magistrali per effetto dell’applicazione del dm 17. In particolare, per l’anno accademico  2012-13 i posti offerti dai corsi di laurea triennale (non sono gli accessi complessivi al primo anno tra triennale e cicli unici?) in Architettura sono dell’ordine dei circa 7.000 a fronte dei poco meno di 2.100 previsti per l’accesso ai corsi di laurea in Ingegneria edile Architettura. Questi numeri disaggregati andrebbero meglio valutati anche solo quando si sostiene che il numero dei laureati architetti sarebbe cresciuto in modo squilibrato. Richiederebbero inoltre una riflessione e un’attenzione maggiore anche rispetto alle competenze e/o possibili sovrapposizioni professionali tra laureati in Architettura e in Ingegneria edile Architettura e, comunque, andrebbero verificati in rapporto alle nuove domande professionali che possono riguardare, con le relative competenze specialistiche, architetti, ingegneri edili, civili e ambientali, proprio a partire dai cambiamenti indotti dai processi di innovazione e trasferimento tecnologico sull’architettura e sul territorio. I numeri programmati mettono comunque in evidenza per i corsi di laurea in Architettura una condizione frammentata e anche non pienamente equilibrata sul piano geografico. Si va infatti dai quasi 1.500 accessi del Politecnico di Milano ai 50 di Sassari, passando, nell’ordine, per Torino, Venezia, Roma La Sapienza e Firenze (dai 500 posti in su), e Bari, Parma, Udine, Camerino, Ferrara, Cagliari, Bologna, Catania, Matera, Enna e Trieste con meno di 150.

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Last modified: 8 Luglio 2015