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Written by: Inchieste

Europei 2012: 4+4 non sempre fa 8

Cracovia. Cardiff 18.04.2007. È cominciato quel giorno, con l’assegnazione degli Europei 2012 a Polonia e Ucraina, un sogno per i due paesi selezionati, alimentando aspettative di accelerazione dello sviluppo economico, principalmente in chiave di modernizzazione delle infrastrutture di trasporto che, giocoforza, accompagnano la costruzione delle strutture sportive. Otto le città ospitanti: quattro polacche (Varsavia, Poznan, Breslavia, Danzica) e quattro ucraine (Kiev, Leopoli, Charkiv, Donieck).
In Polonia è stato tracciato un masterplan comprendente ben 219 progetti d’investimento di cui 83 strategici, e si è optato per la costruzione ex novo di tre stadi: il nazionale di Varsavia, il municipale di Breslavia e il Baltic Arena di Danzica. In Ucraina è stato elaborato un programma strategico più volte rivisto e sono stati realizzati due nuovi stadi: a Donieck (Donbas Arena) e Leopoli. Nelle altre tre sedi sono state modernizzate le strutture preesistenti.
I progetti (selezionati tramite concorsi, gare d’appalto o incarico diretto) riguardano impianti polifunzionali che ospitano centri conferenza e spazi commerciali per organizzare, dopo il 2012, eventi non solo sportivi. Le loro forme, seguendo la moda, s’ispirano alla natura: a Danzica troviamo lo «stadio-ambra», dal colore simile alla resina che si trova in abbondanza nelle aree del Baltico, a Varsavia lo «stadio-cesto» nei colori bianco-rosso della bandiera nazionale, a Donieck lo «stadio-diamante» e a Breslavia uno «stadio-lucciola». Tutti gli impianti, sia polacchi che ucraini, sono stati finanziati in gran parte dal governo, a eccezione della Donbas Arena, realizzata grazie ai 175,8 milioni di euro investiti dall’imprenditore ucraino Rinat Achmetow, proprietario del club di calcio Shakhtar Donetsk.
Per i quattro stadi polacchi sono stati selezionati dei gestori privati cui è affidata la responsabilità del funzionamento, della programmazione e dei ricavi adeguati derivanti dall’utilizzo delle strutture nei successivi dieci anni. Cosa non facile visto che il costo annuo di mantenimento dello stadio di Varsavia è stimato in circa  7 milioni di euro. E nelle città minori la situazione post Europei sarà ancora più complicata, perché il calendario degli eventi sarà sicuramente più modesto rispetto alla capitale. Inoltre si cercano gli sponsor titolari, quali ad esempio il gruppo Pge per la Baltic Arena di Danzica.
In Ucraina, dove dopo il 2012 le strutture saranno mantenute dallo Stato, si sono verificate diverse difficoltà nella realizzazione del cronoprogramma. La trasformazione dello storico impianto olimpico di Kiev, degli anni trenta, in uno stadio ultramoderno e polifunzionale dovrebbe concludersi a metà ottobre. Più problematico stabilire se s’inaugurerà a fine ottobre quello di Leopoli, dove il cantiere è stato spesso interrotto, si sono avvicendate diverse imprese e i costi hanno superato il budget. Oggi si ritiene che l’Ucraina sia pronta all’appuntamento del 2012 in una misura dell’80%, e questo è un grande passo in avanti considerando che fino a poco tempo fa si pensava di spostare i campionati in un altro paese.
Ciò che sicuramente porterà Euro 2012 a entrambi i paesi saranno gli effetti economici a lunga distanza derivanti dallo sviluppo delle finora estremamente carenti infrastrutture di trasporto. Oggi, a meno di un anno dalla manifestazione, la realizzazione o meno dei progetti suscita perplessità: entro novembre dovrebbero essere messi a punto tutti gli stadi, entro marzo 2012 gli aeroporti (sono in costruzione nuovi terminal a Danzica, Breslavia, Varsavia, Kiev, Leopoli, Charkiv e Donieck); per quanto riguarda le autostrade i politici non sono più tanto ottimisti. In Ucraina sono passati dalla costruzione ex novo alla modernizzazione dell’esistente. In Polonia un piano ambizioso prevedeva 600 km di autostrade e 1.980 km di strade a scorrimento veloce, attualmente manca circa il 18% dei lavori; delle ferrovie, non si parla nemmeno.
Dal 2007 a oggi la strada verso il campionato europeo è stata lunga e tortuosa, piena di colpi di scena, proprio come ha osservato Michel Platini: «Decidere di andare nell’Europa dell’est è una grande sfida, e la Uefa ha intenzione di vincerla. Certo, ci sono state delle sorprese, non è tutto semplice, ma tutto sta funzionando sempre meglio».

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Last modified: 10 Luglio 2015