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Written by: Inchieste

Guai ad avvicinarsi alla Mole!

In aprile una nuova polemica si è scatenata sotto la Mole. Anzi, di fronte. La questione riguarda il progetto per un nuovo edificio residenziale nell’isolato adiacente l’edificio dell’Antonelli, tra le vie Riberi e Gaudenzio Ferrari, firmato dal torinese Negozio Blu Associati. Sulle cronache dei quotidiani si grida al mostro che minaccia di oscurare una delle vedute del simbolo torinese per eccellenza, e iniziano a circolare ricostruzioni caserecce di scorci della Mole intralciata dal volume in progetto, «sette piani che nascondono la Mole» illustrati con colorazioni fluorescenti. Intervengono dunque gli stessi progettisti a gettare acqua sul fuoco, chiarendo i fraintendimenti e i caratteri di una proposta che si sforza di reinterpretare i caratteri della morfologia urbana. Si tratta di un edificio che, secondo le linee indicate dalla Soprintendenza, s’inserisce nel fitto tessuto ottocentesco intorno alla Mole definendo volumetrie che si sviluppano anche in funzione di viste considerate prioritarie. Questo spiega, tra l’altro, la realizzazione di un organismo differenziato in altezza, che lavora sul profilo delle sezioni: la manica su via Riberi, per una lunghezza di circa 20 m, è ridotta a soli due piani; la parte d’angolo rispetta i fili dei cornicioni adiacenti (cinque piani), sviluppando al di sopra un grande tetto voltato a botte che contiene due livelli abitativi (citazione piuttosto esplicita della discutibile trasformazione dell’Opera di Lione firmata da Jean Nouvel). Ecco svelato «l’enigma dei sette piani» strillato su carta stampata e blog organizzati da residenti. Il vuoto prospettico e il disegno del verde sono assunti come materiale di progetto in grado di attribuire significato alla facciata interna verso il cortile visibile anche da via Sant’Ottavio. La lettura del tessuto circostante è funzionale anche alla costruzione di un linguaggio che guarda alla lezione della vicina Bottega d’Erasmo (Gabetti & Isola, 1956) circa la capacità d’innovazione dei caratteri compositivi della tipologia del palazzo tradizionale, accentuando la verticalità delle partizioni di facciata che culmina nel volume scultoreo della copertura. Ma alla scala architettonica è ancora prematuro commentare le scelte linguistiche e d’uso dei materiali.

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Last modified: 10 Luglio 2015