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Written by: Città e Territorio

La Rassegna urbanistica nazionale tra i Sassi di Matera, nella «regione chiusa con un fax»

Matera. L’urbanistica ha da sempre avuto una grande storia a Matera. Una città che da «vergogna nazionale» del dopoguerra è passata a luogo di sperimentazioni firmate Olivetti, Quaroni, De Carlo, Piccinato, fino a divenire patrimonio dell’Unesco. Matera ha ospitato dall’1 al 14 marzo la sesta Rassegna nazionale di urbanistica, per la prima volta al Sud (dopo Stresa nel 1985, Ferrara nel 1989 e Venezia nel 1994, 1999 e 2004), in un sempre più inquieto e distante Mezzogiorno. Due settimane incuneate in piena campagna elettorale, più di 30 eventi e numerose mostre allestite in sette edifici storici dove hanno trovato spazio 250 casi presentati da circa 150 enti.
Da una parte, una città come Matera, da sempre attenta alla qualità urbana; dall’altra, un fragile territorio lucano che si sgretola sotto frane, desertificazioni, vaste erosioni costiere e un’insufficiente gestione delle sue dinamiche sociali che lo stanno cancellando demograficamente, rischiando di rendere vane tutte le analisi pianificatorie in atto e che invece avrebbero dovuto essere i sensori critici del cambiamento. Anche in pieno svolgimento della Run, ben allestita, le tensioni politiche locali non sono mancate: sedi di alcuni candidati regionali danneggiate, altre militarizzate per l’arrivo di Magdi Allam e per un infuocato comizio di Beppe Grillo.
Se Matera è luogo del fantastico, dei set cinematografici e delle schiere di turisti giapponesi, essa è parte di una regione «chiusa con un fax», per ricordare un drammatico articolo pubblicato da Giampaolo Visetti sulla «Repubblica» il 25 novembre 2008. Ci troviamo nel Texas d’Europa, saturo di petrolio ma anche di laureati che emigrano a frotte, dove «i manager delle multinazionali […] da mesi non vengono più. Comunicano». E alla Run non poteva mancare l’Eni con i suoi bei pannelli a ricordare l’epopea della caccia agli idrocarburi in Basilicata. D’interesse il documentario visibile negli Ipogei di piazza San Francesco, realizzato con servizi Rai regionali d’epoca, in cui scorrono interviste speciali: da Quaroni sulla Martella, al sociologo Friedman chiamato in Basilicata sotto le spinte alla sensibilizzazione che da Carlo Levi passarono per Rocco Scotellaro e altri, fino al De Gasperi della Riforma agraria.
Alla Run quest’anno si è riflettuto su cosa è accaduto nel governo del territorio vasto e locale nell’ultimo quinquennio, «con uno sguardo rivolto agli scenari futuri, alla luce della grave crisi economica globale». Nella giornata del 2 marzo si è discusso di paesaggio, dal suo insufficiente contributo dato allo sviluppo economico, che non può che derivare dalle sue potenzialità in termini di produzione endogena, a quello tutelato. Il 3 marzo, dopo un’intensa giornata di lavori incentrati sul Mezzogiorno (dove l’Inu non ha nascosto la debolezza qualitativa di piani e programmi locali), sulla creatività (stimolante l’intervento di Flavio Albanese sulle imponenti installazioni di arte contemporanea nel vicino parco del Pollino), sullo sviluppo, e una conclusiva lectio magistralis di Amerigo Restucci sui limiti dell’urbanistica moderna, non è mancata nella notte nemmeno una scossa tellurica localizzata nella Murgia.
Dai casi mostrati il federalismo pianificatorio si esprime in tutta la sua smisurata teoria di acronimi. Le descrizioni grafiche non sempre forniscono una lettura agevole e raramente mostrano con foto chiari e concreti effetti sul territorio. Tra i lavori più significativi, quelli nell’area orientale di Napoli, i vasti interventi infrastrutturali di Torino, i piani paesaggistici di Puglia e Lazio, i Piani integrati di sviluppo urbano sostenibile della Toscana e il Piano urbanistico provinciale di Trento. Il presidente dell’Inu Federico Oliva si è anche soffermato sui seri rischi di una delegittimazione del principio della perequazione urbanistica, che ha sostituito quello dell’esproprio: il suo annullamento in relazione al Prg di Roma, a seguito di una sentenza del Tar del Lazio nel febbraio scorso, costituisce un precedente preoccupante. Mai contemplata nella legislazione nazionale, la perequazione risulta tuttora strumento instabile, per il Consiglio di Stato in contrasto con i principi dell’art. 42 della Costituzione. Accompagnati da un tempo incerto, il 4 e il 5 marzo si è ancora discusso di pianificazione territoriale e urbanistica, di Vas, energia, calamità naturali. La sessione plenaria di chiusura di sabato 6 marzo ha tirato un bilancio, con l’impegno di ritrovarsi a Matera nel 2015 per aumentare l’attenzione, come suggerito anche dal presidente onorario Giuseppe Campos Venuti, sui temi della mobilità, del consumo di suolo, del rapporto tra infrastrutture e rendita. Sperando di essere ospitati da una regione ancora in vita. www.rassegnaurbanisticanazionale.it

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Last modified: 17 Luglio 2015