Sergio Poretti, docente di Architettura tecnica presso lUniversità di Roma Tor Vergata, da diversi anni si occupa di storia delle costruzioni proponendo indagini analitiche sui processi dellingegneria italiana del Novecento. Nella raccolta di saggi, scritti dal 1990 al 2008 e intitolata Modernismi italiani, egli ricostruisce il percorso, singolare per lItalia, dalla costruzione tradizionale a quella moderna, dove lintreccio tra architettura e ingegneria emerge come nodo centrale.
Poretti procede smascherando macchine strutturali sofisticatissime, ancora nascoste da paramenti eclettici negli anni dieci e venti, che parlano dellindipendenza tra lopera dellarchitetto e quella dellingegnere. Se la struttura in cemento armato gioca un ruolo centrale nelle intenzioni dellarchitettura degli anni trenta, al contempo saranno gli stessi architetti a indicare nella continuità con il passato uno dei temi principali della loro ricerca. Poretti mette a fuoco questo complesso, e talvolta contraddittorio, intreccio dintenzioni e aspirazioni, tra architettura e struttura, attraverso alcune opere del Novecento italiano investigate a partire dai loro caratteri anatomici più minuti e osservate lungo tutto il proprio sviluppo costruttivo, a sua volta non sempre lineare. Al centro dellindagine cè il problema della tettonica, dove le strutture nascoste, la questione del rivestimento, il sistema architravato e quello intelaiato, i nuovi materiali, il cemento armato precompresso, le grandi xdcoperture, costituiscono gli elementi di una dialettica continua tra la maschera e il volto delledificio, mentre sullo sfondo si delinea il cronico ritardo tecnologico nazionale. Ma come si spiega, si chiede Poretti, «il paradosso della presenza in questo contesto di unarea privilegiata di sperimentazione avanzata, riguardante proprio le costruzioni più sofisticate» che producono opere come i ponti strallati di Riccardo Morandi o le grandi coperture minutamente corrugate di Pier Luigi Nervi? Su questultimo si sono concentrate le due indagini di Claudio Greco e Tullia Iori, condotte sempre a Tor Vergata secondo un utile processo di ricerca coordinata, ormai raro nelluniversità italiana. Corredato da un apparato ricchissimo di illustrazioni e fondato su unimpegnativa ricerca darchivio, il volume di Greco ricostruisce nel dettaglio le prime fasi della carriera di Nervi, dai primi progetti con Attilio Muggia negli anni dieci sino a quello per la copertura del salone B del palazzo delle Esposizioni di Torino (1948). Il nodo della ricerca è quello della messa a punto da parte di Nervi, già durante lautarchia, di brevetti e sistemi costruttivi, quali il ferrocemento e la prefabbricazione strutturale, che gli consentiranno una gestione rapida ed economica di grandi cantieri. Si tratta proprio di quello che si può definire il «sistema Nervi», il cui enorme successo è consentito soprattutto dalla gestione del cantiere in prima persona, in qualità di titolare dellimpresa di costruzione Nervi & Nebbiosi, poi Nervi & Bartoli. Infine, il libro di Iori, già autrice insieme a Poretti del volume Pier Luigi Nervi. Lambasciata italiana a Brasilia (Electa, Milano 2008), si configura come prodotto di più ampio consumo editoriale, caratterizzato da una ricca documentazione fotografica. Tuttavia, se da una parte il libro propone una panoramica sintetica dellopera di Nervi, dallaltra ha il merito dindicare (pur senza svilupparlo) un nodo critico cruciale: le problematiche per cui il «sistema Nervi» – unimpresa straordinariamente specializzata e insieme artigianale – incontra il successo delle realizzazioni internazionali, trasformandosi in uno «stile Nervi». A questo punto ciò che rimane sono le forme, i vocaboli del linguaggio: il pilastro a sezione variabile, il tavellone romboidale, ecc. Si tratta di un passaggio obbligato che, e da una parte contribuisce a consolidare la fama dellingegneria italiana nel mondo (si veda la mostra del 1964 al MoMA «20th Century Engineering», dove lItalia è il paese più rappresentato dopo gli Usa), dallaltra porterà, dopo la morte di Nervi (cui seguirà a brevissima distanza quella del figlio Antonio), alla chiusura dello studio nel giro di pochi mesi.
Sergio Poretti, Modernismi italiani. Architettura e costruzione nel Novecento, Gangemi, Roma 2008, pp. 319, euro 32
Claudio Greco, Pier Luigi Nervi. Dai primi brevetti al Palazzo delle Esposizioni di Torino. 1917-1948, Quart, Lucerna 2008, pp. 303, euro 53,90
Tullia Iori, Pier Luigi Nervi, Motta, Milano 2009, pp. 119, euro 14,90
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