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Arianna PanarellaWritten by: Reviews

Triennale, 5 padiglioni per dialogare con l’arte

Tra gli eventi collaterali della XXI Esposizione internazionale, il progetto «Arch and Art» nel giardino del Palazzo dell’Arte con dieci maestri internazionali
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MILANO. Molte le mostre che danno forma alla XXI Esposizione Internazionale della Triennale, in diversi luoghi della città, ma numerosi sono anche i progetti collaterali e le installazioni. Uno di questi è accolto nella quinta scenica del giardino del Palazzo dell’Arte. È infatti nel cuore della 21° che Assolombarda e «Domus» hanno realizzato un piccolo ed ambizioso progetto, intitolato «Arch and Art», che ha l’intento di ricongiungere architettura e arte. Un progetto che vede coinvolti dieci grandi maestri internazionali che hanno collaborato a coppie, per dare forma ad un lavoro inedito.
«Arch and Art» raccoglie cinque progetti di padiglioni; al loro interno altrettanti lavori d’arte, che diventano parte integrante di questi, in un dialogo continuo in cui il contenitore nasce insieme al suo contenuto. Cinque architetti e cinque artisti che danno vita ad un piccolo paesaggio surreale che riporta alla mente i padiglioni delle vecchie esposizioni del Palazzo dell’Arte, quando questi s’inserivano anche all’interno del Parco Sempione.
L’indagine sulle relazioni fra arti visive e architettura offre un’ampia e labirintica occasione di studio, proprio per l’intrecciarsi dei suoi molteplici percorsi e modalità di attuazione. I cinque spazi vedono il confronto tra le due discipline, dando forma ad un’affascinante conversazione nella quale si parla di elementi comuni: il tempo, la narrativa, la sperimentazione, l’immagine, l’edificio, l’importanza dei sensi, l’equilibrio tra contemporaneità e tradizione. Gli architetti traggono spesso ispirazione dall’arte contemporanea, non solo dalla sua presenza tattile, fisica e dal trattamento dei materiali ma anche dall’investigazione che opera sulla società. Arte e architettura si ritrovano in un dialogo reciprocamente fertile. L’architettura più innovativa propone soluzioni che incorporano strategie artistiche; mentre il contenuto di molta arte si può spesso mettere in relazione a dati architettonici. Con sempre maggiore continuità le discipline artistiche e quelle della progettazione si scambiano contributi e insegnamenti. Un artista può imparare da Luis Barragan, un architetto può imparare da Gianni Colombo, uno scultore può imparare da Carlo Mollino, uno scenografo può imparare da Bruce Nauman, un grafico può imparare da Tobias Rehberger, ecc.
Nel percorso libero attraverso i padiglioni immersi nel giardino, ci si trova da prima davanti a quella che sembrerebbe una tradizionale casetta in mattoni e tetto a falda ma scopriamo, avvicinandoci, che si tratta di due volumi. Due camere, incastrate una dentro l’altra, ma con un leggero slittamento delle aperture, che creano quindi una strana sovrapposizione. Un’unica idea, che si racconta con due facce, quella esterna di David Chipperfield e quella interna, bianca, di Michelangelo Pistoletto, contrapposte ma che si completano a vicenda, parlando di due mondi, quello dell’architetto e quello dell’artista.
Alle spalle svetta, in contrasto per l’altezza e per i materiali, una scatola di legno. Il padiglione pensato da Eduardo Souto de Moura ha per base una cassa in legno come quelle normalmente utilizzate per trasportare le opere d’arte. L’unica anomalia è l’ingresso, un piccolo volume con una stretta apertura, così che da fuori non si possa vedere subito l’interno. All’interno della cassa, completamente dipinta di un giallo acceso, non poteva non esserci che un’opera d’arte, di Jannis Kounellis. Un’alta e solida scala di ferro immersa nel giallo si ancora alla sommità della scatola a cercare la luce naturale che filtra da un’unica piccola apertura.
Accanto troviamo invece un’architettura dall’aspetto solenne che ci conduce attraverso una vera e propria porta, lungo un buio corridoio. Immagina così, Hans Kollhoff, lo spazio che porta il visitatore all’opera d’arte. Alla fine del percorso, una mezza sfera cattura la luce diurna che cade dall’alto e lascia apparire al visitatore un volto, opera di Mimmo Paladino.
Proseguendo il percorso nel giardino, compare un oggetto apparentemente fuori scala, dalla forma conica e rivestito in lamiera zincata. Alla base, tre tagli verticali definiscono tre aperture che invitano ad entrare guardando verso l’alto. Il camino progettato Michele De Lucchi, alto 9 metri, è stato costruito per ospitare quattro terrecotte sospese di Enzo Cucchi che durante il giorno sono illuminate dalla luce solare che filtra dall’oblò nella sommità della cupola.
Concludiamo il giro nel piccolo padiglione di legno, concepito da Francesco Venezia, a cui si accede al termine di un percorso protetto da un muro. Impossibile non pensare al padiglione di Mies van der Rohe a Barcellona quando, guardando il muro, scorgiamo un lungo sedile che invita alla sosta e intravediamo, tra le lastre di legno, l’inserimento se pur raro, di lastre di travertino, di cui è invece completamente rivestito, l’unico piccolo volume che esce da questa geometria netta. Il visitatore è invitato ad entrare attraverso un’alta parete che si schiude verso l’interno. Qui, nella penombra, all’interno della teca di travertino, l’azzurro atmosferico dell’opera di Ettore Spalletti ci ricorda il colore del cielo. Questo diventa di nuovo visibile, attraverso l’alto e stretto varco, sul lato opposto all’ingresso, che ci riporta nuovamente nel giardino.
Tutte le foto sono dell’autrice
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Per_approfondire
«Arch and Art»
Milano, giardino della Triennale
Fino al 12 settembre
Progetto: Assolombarda Confindustria Milano Monza e Brianza
Realizzazione: «Domus»
A cura di: Nicola Di Battista
Allestimento: Centro Studi Domus con Marco Diana
Graphic design: Giuseppe Basile
Ingegneria di progetto: Milan Ingegneria 
Impresa costruttrice: Botta Spa

Autore

  • Arianna Panarella

    Nata a Garbagnate Milanese (1980), presso il Politecnico di Milano si laurea in Architettura nel 2005 e nel 2012 consegue un master. Dal 2006 collabora alla didattica presso il Politecnico di Milano (Facoltà di Architettura) e presso la Facoltà di Ingegneria di Trento (Dipartimento di Edile e Architettura). Dal 2005 al 2012 svolge attività professionale presso alcuni studi di architettura di Milano. Dal 2013 lavora come libero professionista (aap+studio) e si occupa di progettazione di interni, allestimenti di mostre e grafica. Dal 2005 collabora con la Fondazione Pistoletto e dal 2013 con il direttivo di In/Arch Lombardia. Ha partecipato a convegni, concorsi, mostre e scrive articoli per riviste e testi

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Last modified: 19 Maggio 2016