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Davide VarottoWritten by: Professione e Formazione

I nuovi volti della pietra di Territorio & Design

Aziende e progettisti sperimentano processi e disegni, tra la tradizione di lavorazioni antiche e la modernità delle macchine a controllo numerico

 

VERONA. Curata da Raffaello Galiotto e Vincenzo Pavan, “Territorio & Design” prosegue la formula delle passate edizioni di Marmomac, che abbina designer e aziende del settore. Quest’anno ad affermati designer italiani viene chiesto di sperimentare le potenzialità di alcuni materiali lapidei estratti in Italia con progetti di concreti oggetti di design.

La sfida che si pongono Blumerandfriends e Matteo Borghi con Helios Automazioni è quella di realizzare un tavolo con un piano incredibilmente sottile, stravolgendo le caratteristiche di oggetti in pietra solitamente piuttosto massicci. Il risultato è sorprendente. Inizialmente il progetto prevedeva l’utilizzo di una struttura reticolare metallica nella parte inferiore del piano, sagomata come nelle strutture dei ponti. Il tavolo Ponte(m) nella soluzione finale utilizza invece solo il marmo, si tratta di una lastra in Serpeggiante Silvabella Classico con uno spessore variabile, maggiore in corrispondenza dell’incastro delle gambe e più sottile nella parte centrale. Questa lastra è stata accoppiata a uno strato dello stesso materiale ma composito, fatto di pietra ricostruita con polvere e particolari resine, pretensionata e capace di sopportare la trazione, sfruttando una tecnologia tipica delle strutture in calcestruzzo armato. Lo spessore del composito è distribuito nella parte centrale sottostante il piano; in questo modo il bordo del tavolo risulta, diversamente da quanto ci si potrebbe aspettare, sottile nella parte centrale.

Federico Rossi utilizza il marmo di Carrara, bianco, uniforme, senza macchie e con poche venature. Dalla collaborazione con QD Robotics + Marble Studio Stagetti nasce il tavolo Ever Growth, in cui il piano è caratterizzato da una lavorazione superficiale ottenuta tramite un processo digitalizzato che intacca il materiale creando una superficie complessa e vibrante. La trama geometrica, non regolare, ricorda le tracce disegnate spesso sulle lastre da elementi organici che, scomparendo, lasciano in memoria solo piccole cavità.

Pio & Tito Toso con Marmi Remuzzi Bergamo + Cave Gamba utilizzano il brevetto BisLapis per Slim Stone, collezione di oggetti che accoppiano sottili lastre di marmo arabescato orobico. I progettisti non utilizzano virtuosismi fini a se stessi: i fogli lapidei che sorreggono i piani in vetro di tavolo e tavolino sono connessi con cerniere metalliche e possono essere piegati; la lampada a sospensione è fatta di lastre fissate a una struttura ed è smontabile. Utilizzare il materiale in fogli è un vantaggio sia produttivo che logistico, per il poco peso e ingombro degli oggetti.

Oasi di Odo Fioravanti con Grassi Pietre è un sistema di tavoli con supporti in pietra di Vicenza grigio alpi e piano in lamiera forata. I due sostegni a forma di fungo ricordano pezzi storici del design lapideo. Accanto a una lavorazione antica, che utilizza il tornio per realizzare la parte tronco conica, la contemporaneità delle macchine a controllo numerico premette di realizzare il sistema di incastri, simile al lego, su cui si appoggia il piano forato. La luce proietta i fori della lamiera sulla superficie curva dei sostegni con un ricercato effetto decorativo.

In Sea Bath, realizzata in palissandro classico e palissandro blu nuvolato da Ramella Graniti + Gruppo Tosco Marmi, Roberto Semprini sperimenta le potenzialità di un materiale diverso da quelli solitamente utilizzati nelle sue realizzazioni. L’obiettivo è quello di dare al progetto di un ambiente bagno un’atmosfera leggera e fluida, che si rifà a un ambiente marino evidenziato nella decorazione dalle linee curve del piano e nelle forme del lavandino ispirate alla spirale di una conchiglia.

Paolo Ulian con Drap, realizzato in collaborazione con Silvestri Marmi, esplora le potenzialità del taglio water jet che su forti spessori crea increspature irregolari, sul marmo zebrino: ne nasce un tavolino in cui l’anello tovaglia sembra un drappeggio mosso dal vento e fissato in un’istantanea.

Con Sliced Cone per Cereser Marmi Giorgio Canale realizza un progetto in cui il materiale lapideo è utilizzato solo in lastre. Il progettista riesce a ottenere forme tridimensionali impiegando una ridotta quantità di materia prima. Gli anelli di marmo, di diametro decrescente, sono incollati creando dei catini di forma tronco conica. La lavorazione a controllo numerico consente un risultato preciso in cui i diversi tipi di marmo utilizzati (Thala Grey Royal, Bianco Carrara e Nero Marquina) procurano anche un effetto decorativo.

In Process Lorenzo Damiani cerca di trasformare le criticità in opportunità. Il materiale lapideo non è rinnovabile e in futuro potrebbe essere difficilmente reperibile, per cui Process è prima di tutto un progetto di processo che riduce l’utilizzo del materiale. Gli oggetti della collezione realizzati da Odone Angelo + Travertino Toscano sono costruiti con lastre di travertino toscano sezionate in piccoli settori, assemblate con una qualità sartoriale e successivamente lavorate con macchine a controllo numerico, la cui precisione fa sembrare che gli oggetti siano ottenuti da un unico blocco.

Diverso è l’atteggiamento di Giuseppe Fallacara e Micaela Colella che, con Bianco cave, propongono Triclinio, seduta in pietra bianca di Ostuni realizzata con un blocco e ispirata al mondo classico. Un piacevole effetto sorpresa si ha quando ci si siede, la seduta composta da formelle quadrate risulta “morbida”: effetto ottenuto semplicemente inserendo un materassino nascosto nello spessore della massa litica.

Ludovica e Roberto Palomba propongono Fence in collaborazione con Margraf, utilizzando come materiale il Fior di Pesco Carnico®. Un unico elemento modulare ripetuto compone un separè, si crea un oggetto con pieni e vuoti, un effetto di leggerezza a cui corrisponde una realizzazione con pochissimo scarto, un oggetto con una forte immagine, un’architettura.

 

Autore

  • Davide Varotto

    Nato a Padova nel 1968, si laurea in architettura presso lo IUAV di Venezia nel 1995 con relatore Arrigo Rudi; contemporaneamente, frequenta i corsi di industrial design presso la Scuola italiana design a Padova (1991). La formazione successiva alla laurea prosegue con la collaborazione con importanti studi di architettura e design: Enzo Berti (Dolo, VE) e Claudio Caramel (Padova). Partecipa al Salone Satellite, evento collaterale al Salone del Mobile di Milano nel 2000 e 2001, in seguito inizia l'attività legata al design collaborando con alcune aziende fra cui Bellato, Lapalma, Malofancon, MorellatoDesign, Nero3 e attualmente svolge la direzione artistica per il nuovo marchio eforma. Si occupa di architettura, design, grafica e dal 2013 è consulente energetico CasaClima. Partecipa a vari concorsi ed esposizioni di design e architettura ottenendo segnalazioni e premi. Alcuni suoi progetti sono stati pubblicati su riviste di design e architettura.

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Last modified: 2 Ottobre 2017